Il prezzo del petrolio, nella sessione di ieri, si è attestato a ridosso dei 104 dollari per barile con gli investitori intimoriti dai lockdown introdotti dalla Cina al fine di contrastare i nuovi focolai di coronavirus: nel dettaglio, la possibilità di una contrazione della domanda cinese di petrolio pare pesare di più rispetto alla possibilità di un’interruzione dell’offerta di oro nero in arrivo da Mosca.
Il prezzo del petrolio (piazza di New York) ha oscillato in un range di circa 15 dollari, nelle ultime settimane, con gli investitori alle prese con una serie di fattori che non coinvolgono solamente la situazione sanitaria in Cina ed il conflitto in corso tra Russia ed Ucraina, ma anche quello che potrebbe essere il maggior aumento dei tassi di interesse USA dal 2020.
Da quando ha raggiunto il picco, a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il prezzo del petrolio non ha effettuato ulteriori progressi e la situazione del mercato ha determinato un forte aumento della volatilità e, secondo gli analisti di BP, il periodo di intensa volatilità potrebbe essere destinato a protrarsi nel tempo.

“Abbiamo scorte a livelli contenuti, capacità di riserva contenute e molta incertezza - spiega Bernard Looney, amministratore delegato di BP - e tutti questi elementi portano ad una volatilità elevata e possiamo aspettarci che questa continui”.
Circa 1 milione di barili al giorno di greggio russo sono offline, un numero che potrebbe raddoppiare questo mese, ha detto Looney e la Commissione europea proporrà un divieto sul petrolio russo entro la fine dell'anno, con restrizioni alle importazioni introdotte gradualmente fino ad allora.
Per ora la situazione più estrema si rileva nel diesel, con le esportazioni record di carburante dalla costa del Golfo degli Stati Uniti stanno prosciugando le forniture locali, spingendo i margini del diesel a un nuovo massimo. I prezzi al dettaglio hanno raggiunto il picco negli ultimi giorni.
Fonte Bloomberg