In un contesto contraddistinto da scambi instabili, gli investitori hanno deciso di prendere profitto dopo due sessioni in cui il petrolio si è mosso in rialzo ed il tutto con gli occhi puntati sulla possibile scarsità di offerta: nel dettaglio, il petrolio WTI (piazza di New York) ha terminato la sessione di ieri in calo dello 0.5% a 72,8 dollari per barile.

Secondo Dennis Kissler, vicepresidente senior presso BOK Financial, i mercati stanno tentando di trovare un equilibrio, una tendenza evidenziata dai pesanti acquisti messi a segno dai fondi nelle due sessioni passate.
Dal lato dell’offerta spicca il timore di una marcata carenza di offerta, timore sottolineato da un inatteso calo delle scorte USA e dall’interruzione di parte delle esportazioni di greggio del Kurdistan che, tuttavia, sono state in parte bilanciate da una contrazione produttiva della Russia inferiore alle attese.
Le scorte di greggio statunitensi, secondo la US Energy Information Administration, sono diminuite a causa dell’intensificarsi del lavoro delle raffinerie dopo le operazioni di manutenzione in un contesto che vede le importazioni di oro nero ai livelli più bassi degli ultimi due anni; superiore al previsto anche la richiesta di benzina: “Il rapporto della EIA è stato rialzista”, afferma John Kilduff, partner di Again Capital, citando timori economici e preoccupazioni sull’offerta.
Le operazioni di perforazione nel settore Oil & Gas statunitense hanno subito un rallentamento, nel primo trimestre, in quanto i margini di profitto si sono mostrati significativamente in calo, ma i timori per l'offerta sono stati tuttavia attenuati dalle notizie secondo cui la produzione petrolifera russa è diminuita di circa 300000 barili al giorno, nelle prime tre settimane di marzo, meno dei tagli previsti di 500000 barili al giorno.
Fonte Reuters