Petrolio: la seconda ondata di COVID minaccia la ripresa
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La Redazione
Articolo pubblicato il 26/06/2020 08:00:00
“Entro la metà di luglio le scorte mostreranno un forte calo, e questo sarà il risultato dell’aumento della domanda e della riduzione dell’offerta a livello globale” (Ed Morse, Citigroup).
Un picco nei casi di coronavirus negli Stati Uniti sta minacciando la ripresa del mercato petrolifero dopo lo storico crollo in territorio negativo.
Nella giornata di mercoledì i prezzi del petrolio sulla piazza di New York sono scesi a lambire i livelli più bassi in una settimana in occasione della diffusione di dati sulle scorte USA che mostrano il terzo aumento settimanale consecutivo a livelli record, un elemento che aumenta la pressione su un mercato già intimorito da un possibile espandersi della seconda ondata di coronavirus e dalla potenziale implementazione, da parte dei governi, di nuove misure di lockdown.
I nuovi casi di COVID si manifestano praticamente in tutti gli Stati Uniti, con picchi in Florida e California; a Houston (Texas, epicentro dell’industria petrolifera americana) la domanda di letti in terapia intensiva è aumentata del 10% in un solo giorno, ed alcune aree metropolitane hanno istituito apposite misure di quarantena per i forestieri in arrivo da zone ad alto tasso di contagio.

Il prezzo del petrolio è più che raddoppiato, dalla fine di aprile, con un recupero che potremmo quasi definire “epico”, ma la ripresa rimane estremamente fragile: il consumo di benzina, ad esempio, si mostra in fase di miglioramento, ma le scorte di distillate sono aumentate per ben 11 delle ultime 12 settimane, e questo segnala uno scarsi recupero in sede industriali e di autotrasporti.
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