Nella sessione di ieri i prezzi del petrolio hanno ceduto terreno con il WTI che ha terminato gli scambi a ridosso dei 70,8 dollari per barile sotto la pressione indotta da dati economici all’insegna della debolezza in Cina e Stati Uniti, un elemento che ha annullato l’ottimismo creato dalle dichiarazioni in arrivo dalla International Energy Agency (IEA) in relazione ad un possibile aumento della richiesta globale di oro nero.
A pesare sui prezzi - come abbiano visto in precedenza - sono stati i dati cinesi che hanno evidenziato una produzione industriale ed una crescita delle vendite al dettaglio che non hanno raggiunto le previsioni di aprile, suggerendo che la seconda economia mondiale ha perso slancio all'inizio del secondo trimestre, anche se un forte aumento dell’attività delle raffinerie cinesi ha contribuito a supportare le quotazioni del barile.
Con le raffinerie che accumulano scorte in vista della stagione dei viaggi estivi nell'emisfero settentrionale, le importazioni di greggio dalla Cina a maggio si stanno avvicinando ad 11 milioni di barili al giorno, rispetto ai 10,67 milioni di barili al giorno di aprile, ha affermato Refinitiv Oil Research.
I dati statunitensi hanno mostrato che le vendite al dettaglio sono aumentate meno del previsto, nel mese di aprile, indicando che i consumatori risentono di inflazione e tassi di interesse elevati. Il presidente della Federal Reserve di Richmond, Thomas Barkin, ha dichiarato di essere favorevole ad un ulteriore aumento dei tassi nel caso in cui questo servisse a contenere l’inflazione.
La IEA ha rivisto a rialzo le previsioni sulla domanda globale di petrolio nel 2023: nel dettaglio le stime sono state aumentate di 200000 barili giornalieri ad un record di 102 milioni di barili giornalieri con la richiesta della sola Cona che, nel mese di marzo, ha raggiunto i 16 milioni di barili giornalieri.
Un altro elemento rialzista è la dichiarazione del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti in merito all’acquisto di 3 milioni di barili di greggio destinati alla SPR, i cui volumi sono scesi al livello più basso dal 1983 dopo che l'amministrazione Biden, nel 2022, ha messo in atto la più grande vendita di sempre (180 milioni di barili) come parte di una strategia per stabilizzare i mercati petroliferi in forte ascesa e combattere gli alti prezzi alla pompa nel all'indomani dell'invasione russa dell’Ucraina.
Nel frattempo, le scorte di petrolio greggio degli Stati Uniti sono aumentate di circa 3,6 milioni di barili la scorsa settimana, secondo fonti di mercato che citano i dati dell'American Petroleum Institute martedì e, inoltre, gli incendi diffusi nella provincia canadese dell'Alberta hanno tolto dal mercato almeno 319000 barili di petrolio al giorno, pari al 3,7% della produzione canadese.
Fonte Reuters