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Petrolio: l’obiettivo di OPEC ed alleati è difendere le quote di mercato



La Redazione Articolo pubblicato il 06/06/2024 09:00:00
Affinché l’OPEC+ possa pompare di più, gli altri devono pompare di meno, a parità di altre condizioni, e ciò richiede prezzi più bassi per forzare un rallentamento della produzione, soprattutto nel settore dello shale statunitense, sensibile ai prezzi e a ciclo breve.


I prezzi del petrolio sono crollati ai livelli più bassi degli ultimi quattro mesi dopo che la OPEC+ ha segnalato ai mercati l’intenzione di aumentare la produzione a partire dal quarto trimestre 2024, una decisione che si riflette sul prezzo del Brent che, a ridosso dei 79 dollari per barile, si presenta poco variato rispetto allo stesso periodo nel corso del 2023.

La OPEC+ ha annunciato quella che pare essere una nuova strategia che prevede l’estensione dei tagli alla produzione volontari sino alla fine di settembre 2024: attualmente il volume di tali tagli ammonta a 2,2 milioni di barili giornalieri.




A partire dalla fine di settembre 2024 i tagli verranno poi gradualmente eliminati su base mensile, una tabella di marcia che si estende ai primi tre trimestri del 2025.  Gli aumenti di produzione previsti sono sensibili alle condizioni di mercato, ossia potranno essere sospesi o invertiti a seconda della fornitura disponibile, ma si tratta comunque di un incremento enorme, equivalente a circa 18 mesi di crescita normale del consumo globale di petrolio.

Gli aumenti di produzione programmati segnano un cambio di strategia da parte dell’OPEC+, guidata dall’Arabia Saudita, che in precedenza si era concentrata sull’esaurimento delle scorte in eccesso e sull’aumento dei prezzi verso i 100 dollari al barile, invece il gruppo ha spostato la sua attenzione sulla stabilizzazione, o addirittura sulla riconquista, di parte della quota di mercato persa negli ultimi due anni a favore dei produttori rivali di Stati Uniti, Canada, Brasile e Guyana.

I tagli alla produzione hanno fallito nell’aumentare i prezzi dell’oro nero ma, sicuramente, hanno evitato un crollo ancor più ingente degli stessi e, inoltre, si sono rivelati una vera e propria ancora di salvezza per i produttori ad alto costo dell’emisfero occidentale, incoraggiandoli a mantenere e persino ad aumentare la produzione.

La diminuzione della quota di mercato dell’OPEC+ è semplicemente diventata difficile da sostenere e gli aumenti programmati hanno lo scopo di segnalare che esiste un limite alla misura in cui l’Arabia Saudita e i suoi più stretti alleati taglieranno la produzione per sostenere i prezzi, e non accettano che i tagli siano permanenti.

Per stabilizzare e riconquistare quote di mercato, l’OPEC+ ha bisogno di una crescita più lenta della produzione dei rivali e di una crescita più rapida dei consumi.

Entrambi implicano prezzi più bassi per imporre un rallentamento delle trivellazioni, stimolare l’uso di carburante e fare spazio a più greggio OPEC+.

Affinché l’OPEC+ possa pompare di più, gli altri devono pompare di meno, a parità di altre condizioni, e ciò richiede prezzi più bassi per forzare un rallentamento della produzione, soprattutto nel settore dello shale statunitense, sensibile ai prezzi e a ciclo breve.

Il preannuncio degli aumenti della produzione dell’OPEC+ ha lo scopo di prevenire ulteriori aumenti della produzione da parte del settore dello shale statunitense, in parte attraverso la segnalazione e in parte attraverso la riduzione dei prezzi stessi.


Fonte Reuters


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