Petrolio: l’inflazione colpisce la Shale Patch statunitense
La Redazione
Articolo pubblicato il 08/06/2021 18:00:00
I fornitori di servizi hanno riscontrato difficoltà ad aumentare i prezzi in Nord America, dove la concorrenza è più agguerrita rispetto ai mercati internazionali
Produrre petrolio nella shale patch statunitense sta diventando sempre più costoso in quanto l’aumento dei prezzi dell’acciaio, del cemento e di altri prodotti e servizi comporta costi in forte aumento per gli esploratori: questo è quanto affermano i tecnici di Citigroup in una recente nota.
Entro la fine del 2021 l’inflazione di questo settore potrebbe raggiungere il 12% o più, nel Nord America, ma le società impegnate nel settore dei servizi petroliferi non sono state in grado di imporre prezzi sufficientemente elevati così da ottenere profitti extra, anche se, come spiegano i tecnici dell’istituto di credito, possono trasferire i costi in eccesso ai produttori che usufruiscono dei loro servizi.
I costi, nel settore petrolifero, sono aumentati praticamente a 360 gradi, dalla manodopera al diesel all’acciaio e tutto questo mentre gli esploratori tornano al lavoro dopo il crollo dei prezzi del greggio causato dalla pandemia dello scorso anno; nel 2021, per fare un esempio, i prezzi dell'acciaio per i tubi di perforazione utilizzati nei nuovi pozzi potrebbero aumentare di circa il 50% (fonte Citigroup).

La shale patch USA
Nonostante un numero di impianti di perforazione di petrolio e gas naturale quasi raddoppiato, la produzione di petrolio degli Stati Uniti è rimasta contenuta, dopo il crollo dell’anno passato, e gli esploratori potrebbero rallentare le operazioni nel corso del quarto trimestre in occasione dell’avvio delle negoziazioni sui prezzi con gli appaltatori (fonte Citigroup).
I fornitori di servizi hanno riscontrato difficoltà ad aumentare i prezzi in Nord America, dove la concorrenza è più agguerrita rispetto ai mercati internazionali. È uno dei motivi per cui i più grandi appaltatori di giacimenti petroliferi del mondo si stanno allontanando dagli Stati Uniti e Canada in cerca di crescita all’estero.
Fonte Bloomberg