Nella giornata del 2 aprile Arabia Saudita ed altri produttori OPEC+ hanno annunciato una riduzione a sorpresa della produzione petrolifera di circa 500000 barili giornalieri: i mercati hanno immediatamente reagito alla notizia che, tuttavia, pare già essere stata assorbita, con i prezzi che si attestano a ridosso degli 82 dollari per barile dopo aver registrato un massimo a quota 87 dollari per barile nella sessione del 12 aprile.

L’intervento dell’Arabia Saudita ha avuto un impatto di breve durata? In termini di prezzo probabilmente si, tuttavia, non dobbiamo dimenticare che tra gli obiettivi dei sauditi e dei loro alleati non vi è solamente il sostegno alle quotazioni, ma anche la stabilizzazione del mercato petrolifero tramite “l’allontanamento” dei grandi fondi pronti a scommettere su un ribasso delle quotazioni e, visto l’andamento delle quotazioni dell’oro nero, questo obiettivo pare essere stato conseguito, in quanto i dati disponibili evidenziano che le posizioni ribassiste dei grandi fondi – i cosiddetti Hedge Fund – sono in forte calo.
In passato, il ministro del Petrolio dell'Arabia Saudita ha descritto i tagli alla produzione a sorpresa come un intervento atto a scoraggiare le vendite allo scoperto da parte dei fondi e, almeno in questo caso, sempre l’andamento delle quotazioni mostra che non solo i prezzi si sono stabilizzati, ma anche che sono arrivati a mercato nuovi investitori rialzisti.
Fonte Reuters