Nell’editoriale di questa mattina abbiamo visto come, complessivamente, le scorte di greggio degli Stati Uniti siano in fase di contrazione, e questo è sicuramente un elemento positivo per il mercato petrolifero, tuttavia, a livello locale, i problemi di certo non mancano e l’importantissimo hub di stoccaggio di Cushing, in Oklahoma, è di nuovo a livelli vicini alla saturazione, proprio come accadde dopo il crollo dei prezzi di maggio.
Le scorte presso Cushing, il punto di consegna per i futures WTI, si attestavano a 61,6 milioni di barili, al 13 novembre 2020, volume corrispondente all’81% della capacità totale del sito e circa 3,8 milioni di barili in meno rispetto a maggio.
Un nuovo crollo dei prezzi in territorio negativo, come accadde ad aprile, per intenderci, sembra un evento decisamente improbabile, ma un nuovo eccesso di offerta potrebbe di nuovo innescare una carenza di spazio per lo stoccaggio, costringendo i produttori ad immagazzinare i barili per ogni dove, compresi vascelli ed oleodotti.

A determinare l’eccesso di offerta sono elementi sostanzialmente simili a quelli di aprile, ovvero raffinerie costrette ad affrontare una richiesta di prodotti estremamente debole, casi di coronavirus in crescita e, in questo caso, l’ingresso nella fase stagionale di manutenzione delle infrastrutture.
“Anche nel caso in cui le infrastrutture in manutenzione dovessero tornare online si assisterebbe comunque ad un flusso eccessivo verso Cushing - spiega Hillary Stevenson, responsabile ricerca presso Wood Mackenzie - e questo mette in ombra l’aumento della domanda” (il commento di Stevenson giunge a mercato dopo che i dati della Energy Information Administration hanno evidenziato un lieve calo nella richiesta di benzina attribuibile alle nuove restrizioni recentemente introdotte).
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