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Petrolio: i traders sfidano la OPEC. Un nuovo taglio all’orizzonte?



La Redazione Articolo pubblicato il 16/11/2023 12:00:00
Il brusco aumento e crollo degli spread di calendario è caratteristico della fine della compressione delle forniture consegnabili e, con la stretta apparentemente finita, i gestori dei fondi sono diventati molto più ribassisti sui prezzi del WTI.

 

Gli investitori mostrano una sempre maggior avversione al mercato petrolifero e la dimostrano diminuendo sempre più l’esposizione all’oro nero, con hedge fund ed altri gestori che hanno ridotto le posizioni rialziste in modo sempre più marcato: nelle ultime sei settimane la posizione combinata ha subito una contrazione pari a 331 milioni di barili di greggio, con la posizione complessiva ridotta ad un totale di 349 milioni di barili rispetto ai 680 milioni di sei settimane fa.

Il sentiment rialzista che ha caratterizzato il settore petrolifero nel terzo trimestre pare essere del tutto svanito nei mesi di ottobre e novembre in un contesto che ha visto la riduzione delle posizioni sul WTI coincidere con la stabilizzazione delle scorte di greggio presso il fondamentale hub di Cushing, in Oklahoma e con l’attenuazione dell’estrema backwardation nei vicini spread di calendario.

Il brusco aumento e crollo degli spread di calendario è caratteristico della fine della compressione delle forniture consegnabili e, con la stretta apparentemente finita, i gestori dei fondi sono diventati molto più ribassisti sui prezzi del WTI.

Le posizioni corte ribassiste nel principale contratto NYMEX WTI sono state aumentate a 96 milioni di barili il 7 novembre da appena 20 milioni all'inizio di ottobre, ma proprio l’elevato volume di posizioni rialziste aumenta la possibilità di una brusca inversione della precedente tendenza al ribasso dei prezzi quando i fondi realizzeranno i propri profitti.  Quanto sta avvenendo, inoltre, aumenta il rischio di ulteriori azioni da parte dell’OPEC+  per aumentare i prezzi e/o una rinnovata stretta sulle scorte consegnabili a Cushing e, allo stato attuale, la maggior parte dei trader si aspetta già che l’Arabia Saudita, la Russia e i loro alleati estendano gli attuali tagli alla produzione dalla fine di dicembre fino almeno alla fine di marzo.

 

Fonte Reuters

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