I prezzi del petrolio hanno terminato la sessione di ieri a quota 77,04 dollari per barile con gli investitori sempre più intimoriti dalla situazione della domanda globale, un contesto che annulla il possibile sostegno in arrivo dalla complicata situazione geopolitica in Medio Oriente, dove la lotta di Israele contro i terroristi di Hamas continua senza sosta.
Gli Stati Uniti hanno nuovamente posto il veto a un progetto di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla guerra tra Israele e Hamas, bloccando la richiesta di un cessate il fuoco umanitario immediato e spingendo invece l’organismo formato da 15 membri a chiedere un cessate il fuoco temporaneo legato al rilascio degli ostaggi detenuti dai terroristi di Hamas ed anche il trasporto marittimo si trova in grande sofferenza poiché i miliziani yemeniti Houthi (filo iraniani) hanno aumentato gli attacchi alle rotte marittime nel Mar Rosso e nello stretto di Bab al-Mandab (attacchi di droni e missili hanno colpito almeno quattro navi nei giorni passati).
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La Cina ha annunciato la più grande riduzione mai vista del tasso ipotecario di riferimento, la più grande da quando il tasso di riferimento è stato introdotto nel 2019 e molto più di quanto gli analisti si aspettassero e, secondo gli analisti, il fatto che il mercato del greggio non abbia risposto in modo più positivo non fa altro che evidenziare quanto sia grande il problema della domanda nel colosso asiatico.
Un rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia (AIE) della scorsa settimana ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita della domanda di petrolio per il 2024, a quasi un milione di barili al giorno in meno rispetto alle prospettive del gruppo di produttori OPEC: secondo le stime dell’AIE, la domanda globale di petrolio crescerà di 1,22 milioni di barili al giorno (bpd) quest’anno. La previsione di crescita dell'OPEC è di 2,25 milioni di barili al giorno.
AIE ed OPEC si scontrano anche sul tema della transizione energetica, con la prima che prevede un picco della domanda di petrolio entro il 2030 e con la seconda che afferma che l’utilizzo di greggio continuerà ad aumentare per i prossimi due decenni.
Le raffinerie di petrolio statunitensi funzionano a livelli deboli a causa della manutenzione stagionale e delle interruzioni non pianificate, ma il clima invernale più caldo potrebbe spingere le raffinerie ad aumentare i tassi, hanno detto gli analisti.
Le scorte di greggio degli Stati Uniti sono aumentate la scorsa settimana, secondo un sondaggio preliminare di Reuters, mentre si prevede che il tasso di utilizzo della raffineria aumenterà di 1,1 punti percentuali rispetto all’80,6% della capacità totale della settimana precedente.
Fonte Reuters