Il mese di giugno si avvicina e con esso il prossimo meeting OPEC+ e le condizioni di mercato lasciano intendere che, molto probabilmente, la OPEC+ estenderà i tagli alla produzione per altri tre mesi, in quanto la riduzione della fornitura di greggio e l’esaurimento delle scorte di oro nero, che sono gli obiettivo dell’operazione, non si sono verificati, ragion per cui un incremento della produzione OPEC+ in un momento contraddistinto da prezzi del barile in crescita pare un evento non probabile.
Sia le scorte che i prezzi del petrolio sono simili a quelli di un anno fa e questo allontana la possibilità di un annullamento dei tagli alla produzione, anche se la OPEC+ potrebbe decidere di attuare una riduzione degli stessi al fine di evitare un ulteriore aumento dell’output da parte di produttori non facenti parte della coalizione come USA, Canada, Brasile e Guyana, un evento che causerebbe la perdita di quote di mercato.
I prezzi
I futures del Brent con scadenza mensile hanno registrato finora una media di 84 dollari al barile a maggio, posizionandosi esattamente in linea con la media a lungo termine adeguata all’inflazione; il calendar spread semestrale del Brent denota una backwardation media di 3,54 dollari per barile in questa prima parte di maggio, contro gli 1,81 dollari di maggio 2023. L’aumento della backwardation implica che i trader vedono il mercato in qualche modo più ristretto rispetto al 2023, con una maggiore probabilità che le scorte si esauriranno nel resto del 2024, ma questa condizione pare esaurirsi, e si mostra in calo rispetto alla media di 4,86 dollari del mese di aprile.

Nonostante l’aumento delle tensioni in tutto il Medio Oriente, che ha causato un aumento temporaneo del premio di prezzo per il rischio di guerra, non c’è stato alcun impatto reale sulle forniture di petrolio, e il premio è in gran parte diminuito. Gli sforzi diplomatici hanno contenuto il conflitto tra Iran e Israele, senza alcun impatto né sulla produzione di petrolio né sulle esportazioni di petroliere dal Golfo Persico, mentre il traffico delle petroliere è stato dirottato dal Mar Rosso e dal Golfo di Aden attorno al Capo di Buona Speranza per evitare attacchi di droni e missili da parte dei combattenti Houthi con sede nello Yemen.
Scorte USA
Negli Stati Uniti, le scorte commerciali di greggio sono quasi allo stesso livello dello stesso periodo dell’anno scorso e vicine alla media stagionale degli ultimi 10 anni.
Le scorte di greggio commerciale ammontavano a 461 milioni di barili il 26 aprile rispetto ai 460 milioni di barili dell'anno precedente ed il mercato non registra elementi in grado di indicare una carenza di fornitura di rilievo (gli Stati Uniti non rappresentano l’intero mercato globale, ma data l’efficienza con cui i commercianti spostano i barili per sfruttare le discrepanze locali tra produzione e consumo, sono un buon indicatore dell’equilibrio globale).
Il mercato pare quindi essere in una sorta di equilibrio e gli investitori percepiscono questa condizione e nessun operatore, sia che si parli di gestori che di commercianti di prodotto fisico, segnala la necessità di un incremento della produzione da parte della OPEC+.
Strategia produttiva
Ministri e funzionari senior dell’OPEC sottolineano che la politica del gruppo deve essere proattiva e lungimirante: questo potrebbe essere vero quando si tratta di ridurre la produzione per evitare un aumento delle scorte in eccesso e stabilizzare i prezzi ma, quando si tratta di aumentare la produzione, il gruppo di solito aspetta che le scorte diminuiscano e che i prezzi siano già aumentati in modo significativo. In questo caso, scorte e prezzi vicini alla media a lungo termine implicano che i ministri probabilmente decideranno di mantenere la produzione invariata, sulla base del loro comportamento in passato.
Nell’ultimo decennio, i tagli alla produzione dell’OPEC+ hanno sostenuto i prezzi e sostenuto la continua crescita della produzione al di fuori del gruppo, soprattutto nell’emisfero occidentale.
Alcuni membri dell'organizzazione hanno espresso preoccupazione per la perdita di quote di mercato e hanno spinto per aumentare la produzione. Finora, l’Arabia Saudita ha attuato tagli ingenti, ma ci sono dubbi sulla sostenibilità a lungo termine di tale intervento, anche se, sino ad ora, nulla lascia intendere che una inversione di rotta sia imminente.
Se i ministri alla fine decidessero che la perdita di quote di mercato è eccessiva, potrebbero citare una domanda prevista più forte e un previsto calo futuro delle scorte per giustificare l’aumento della produzione e questo rivelerebbe un importante cambiamento nella strategia di dare priorità al volume rispetto ai prezzi e non c’è ancora alcun segno di ciò e se l’OPEC+ decidesse comunque di annunciare un aumento della produzione, è probabile che si tratti di un aumento piccolo e simbolico.
Fonte Reuters