Se i produttori shale statunitensi aumenteranno la produzione i prezzi scenderanno e la decisione si ritorcerà contro di loro: questo è quanto afferma il ministro dell’energia degli Emirati Arabi Uniti in una dichiarazione che pare molto simile ad una vera e propria minaccia.
Negli ultimi mesi, grazie allo sviluppo dei vaccini contro il covid 19 ed all’intervento dell’Arabia Saudita, i prezzi del greggio sono aumentati e questo ha indotto la International Energy Agency ad affermare che le società shale statunitensi sarebbero pronte a tornare nuovamente redditizie e proprio questo preoccupa il ministro degli Emirati Arabi Uniti, Suhail Al Mazrouei, che spiega: “In un momento come questo, con la domanda ancora vacillante, sarà bene non esagerare con la produzione di petrolio: devono stare molto attenti a non invadere il mercato”.
Tagli OPEC+
Grazie ai tagli alla produzione implementati dalla OPEC+ (10 milioni di barili giornalieri il massimo di aprile 2020) ed al recupero della domanda in nazioni chiave come India e Cina il prezzo del petrolio ha recuperato terreno ed in queste prime settimane del 2021 ha guadagnato il 9% arrivando a scambiare a ridosso dei 57 dollari per barile nella giornata di ieri, ma le quotazioni si mostrano ancora al di sotto dei livelli pre pandemici di circa il 10%, a livelli insufficienti a soddisfare le esigenze di bilancio della maggior parte dei paesi esportatori.
Mele Kyari, amministratore delegato della controllata statale nigeriana, ha affermato che le società shale, prima di aumentare la produzione, devono essere sicure di poter contare su un prezzo del barile stabile al di sopra dei 45 dollari, anche se lo stesso Kyari spiega che loro per primi adotteranno molta cautela, anche perché è vero che godono di una elevata capacità inutilizzata facilmente iniettabile nel mercato, ma è altrettanto vero che questo causerebbe un abbassamento dei prezzi, un evento che nemmeno loro desiderano che si verifichi.

Le scorte di greggio statunitensi sono aumentate a seguito del blocco delle economie ed anche se ora si attestano a ridosso dei 485 milioni di barili, nettamente al di sotto del picco di 541 milioni di barili palesatosi a giugno 2020, sono ancora superiori a quelle dell’anno passato in questo periodo per il 12% e la IEA prevede che l’eccesso globale si estenderà a tutto il 2021.
Nel mese di gennaio le società shale statunitensi hanno pompato circa 8,1 milioni di barili giornalieri di petrolio contro i 9,3 milioni di marzo 2020.
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