I dati aggiornati al 20 marzo 2023 mostrano che le esportazioni di greggio statunitense verso l'Europa hanno raggiunto in media il record di 2,1 milioni di barili giornalieri, una performance resa possibile dal prezzo inferiore al benchmark globale e dalla debole richiesta da parte delle raffinerie americane: quanto sta accadendo non sottolinea solamente l’ascesa degli USA nel mercato degli esportatori di oro nero, ma evidenzia anche l’importante ruolo di fornitore alternativo dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina.

Il rallentamento delle attività di raffinazione conseguente a meteo avverso ed alle operazioni di manutenzione in corso ha di fatto ridotto la domanda ed aumentato lo sconto del greggio USA rispetto al benchmark globale con il Brent che, al contrario, è stato sostenuto dalla diminuzione della disponibilità di barili russi e dalle complicazioni con i flussi di Johan Sverdrup della Norvegia, ha affermato l'analista di Kpler Matt Smith. I volumi di greggio verso l'Europa, caricati su VLCC (Very Large Crude Carrier) che in genere trasportano circa 2 milioni di barili, questo mese sembrano destinati a raggiungere un livello record, secondo i dati di Kpler, e quanto avviene risulta confermato dalle major di settore, con BP che non rilascia commenti specifici relativi alle esportazioni, ma ha sottolineato le sue prospettive energetiche che prevedono la crescita della produzione di petrolio negli Stati Uniti nel resto di questo decennio - prima di diminuire - e l'OPEC competere per aumentare la sua quota di mercato.
La domanda interna è destinata ad aumentare nei prossimi mesi con la fine della stagione dei turnaround delle raffinerie e l'aumento della spinta estiva, ed anche l'offerta è destinata ad aumentare. I produttori shale statunitensi hanno aumentato le forniture e l'amministrazione Biden dovrebbe vendere 26 milioni di barili di greggio dalla Strategic Petroleum Reserve in base a un rilascio approvato dal Congresso.
Fonte Reuters