A questo punto il mercato si pone una sola domanda: l’offerta in aumento travolgerà il mercato determinando un crollo dei prezzi del petrolio?
Un accordo OPEC+ finalizzato all’aumento della produzione di petrolio è sempre stata la soluzione più probabile all’impasse in cui si trovavano i negoziati a causa della diatriba tra Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti e questo dovrebbe essere sufficiente ad inficiare tutte quelle previsioni di prezzo che puntavano ad un barile a 100 dollari nel breve medio periodo.
La produzione di petrolio verrà aumentata di 400000 barili giornalieri su base mensile a partire dal mese di agosto, ma non solo, in quanto la OPEC+ ha concordato nuove allocazioni di produzione a partire da maggio 2022, risolvendo il contenzioso innescato dagli Emirati Arabi Uniti che chiedevano una revisione delle quote in precedenza assegnate; i limiti alla produzione, secondo la tabella di marcia, verranno revocati in toto entro settembre 2022, anche se, ovviamente, condizioni di mercato avverse determineranno possibili revisioni all’accordo in oggetto.
A questo punto il mercato si pone una sola domanda: l’offerta in aumento travolgerà il mercato determinando un crollo dei prezzi del petrolio?
I rialzisti puntano sulla riapertura delle economie grazie al programma di vaccinazione contro il Covid 19, mentre i ribassisti scommettono sul fatto che il programma di vaccinazione procede a rilento ed in modo eccessivamente ineguale tra le varie aree geografiche.
Se guardiamo alla domanda di oro nero i ribassisti sembrerebbero trovarsi dalla parte della ragione, sopratutto se osserviamo la regione asiatica, dove le importazioni di greggio del mese di luglio sono in calo rispetto ai mesi di maggio e giugno (nel dettaglio 22,6 milioni di barili a luglio contro, rispettivamente 23,78 e 23 milioni di barili importati a giugno e maggio).
La stima potrebbe essere senz’altro rivista a rialzo verso la fine del mese, ma altrettanto senza dubbio mostra una fase di stallo nella crescita della richiesta di oro nero da parte degli acquirenti asiatici.
La debolezza di luglio è in gran parte dovuta al calo della domanda in India, dove i casi di coronavirus hanno registrato una nuova impennata inducendo il governo locale ad introdurre nuove restrizioni, ma la domanda latita anche in Cina e Giappone conta sola Corea del Sud che vedrà aumentare gli ingressi di petrolio.
Concludendo, l’accordo OPEC+ non pone necessariamente fine alla narrativa rialzista relativa alla domanda di petrolio, ma modifica la parte dell'offerta dell'equazione, e questo implica che le previsioni di 100 dollari al barile nei prossimi mesi realizzate da alcune banche di investimento e operatori di mercato difficilmente si tradurranno in realtà.
Fonte Reuters