L'Arabia Saudita ha affermato che i produttori di petrolio non dovrebbero dare per scontato l'aumento dei prezzi del petrolio, in quanto la pandemia di coronavirus potrebbe ancora abbattere la domanda: “Non siamo ancora fuori dalla tempesta - afferma il ministro dell’energia saudita, principe Abdulaziz bin Salman - dobbiamo fare attenzione: la crisi è contenuta, ma non è detto che sia finita”.
La OPEC+, come ben sappiamo, è soggetta a forti pressioni affinché aumenti la fornitura di petrolio annullando più rapidamente del previsto i tagli alla produzione implementati per far fronte all’impatto negativo della diffusione del coronavirus, tagli alla produzione che hanno determinato un recupero delle quotazioni del barile pari al 70% nel solo 2021 con il Brent che attualmente scambia al di sopra degli 85 dollari per barile con l’Iraq che paventa il possibile raggiungimento dei 100 dollari entro la prima metà del 2022.
Le richieste di importatori come Stati Uniti, Giappone e India sono diventate più forti nelle ultime settimane poiché la carenza di gas naturale e carbone spinge i prezzi, in quei mercati, a livelli record. La OPEC+ sta aumentando la produzione giornaliera di 400000 barili ogni mese e ha resistito alle pressioni per fare di più, con la rigidità del mercato petrolifero esacerbata da alcuni membri che non sono riusciti a raggiungere le proprie quote di produzione.
Il ministro saudita ha affermato che più barili in arrivo dalla OPEC+ farebbero ben poco per contenere i costi del gas in Europa e in Asia o della benzina negli Stati Uniti e, inoltre, ha spiegato che potremmo assistere ad un ulteriore aumento della domanda di greggio di circa 500000/600000 barili giornalieri nel caso in cui l’inverno si rivelasse più freddo delle attese determinando un acuirsi dello switch dal gas al petrolio da parte dei produttori di energia; di rilievo il fatto che ulteriori aumenti derivanti dai costi elevati del gas sarà comunque limitato dal fatto che i produttori faticano ad utilizzare il petrolio che, tra l’altro, è un combustibile molto più “sporco” del gas.
Il ministro saudita giustifica la sua cautela sottolineando come, nel 2022, potrebbe verificarsi un enorme aumento delle scorte di greggio: “Non diamo tutto per scontato: il covid esiste ancora e la crescita del consumo di carburante per aerei è limitata, ragion per cui se aumentiamo la produzione aumentiamo anche i problemi…”.
Parlando di bilancio di domanda ed offerta, JPMorgan Chase & Co. prevede che il saldo giornaliero dell'offerta nei mercati petroliferi globali passerà a un surplus di 1 milione di barili entro marzo da un deficit attuale di circa 1,5 milioni di barili.
Fonte Bloomberg