Nella sessione di venerdì 15 marzo i prezzi dell’oro si sono mostrati sostanzialmente stabili in un contesto che vede il metallo giallo registrare il primo calo settimanale in un mese con gli investitori che riducono le attese in merito ad un possibile taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, un’incertezza imputabile alle pressioni sui prezzi che continuano a mostrarsi persistenti.
Nel dettaglio, l’oro spot ha terminato la sessione a quota 2.156 dollari per oncia (-0,8%), mentre i futures statunitensi hanno posto fine alle contrattazioni a quota 2.161,5 dollari per oncia.
![](../public/fototesto/638462054700252064_GC1!_2024-03-16_17-02-23.png)
I dati diffusi nel corso della passata ottava hanno evidenziato che i prezzi al consumo, negli Stati Uniti, sono aumentati al di sopra delle attese durante il mese di febbraio ed anche i dati relativi ai prezzi alla produzione non hanno soddisfatto le attese di mercato: “L’oro ha già ottenuto il massimo dalle precedenti attese in merito ad un possibile taglio dei tassi di interesse e, se l’inflazione dovesse tornare nuovamente ad aumentare, allora i funzionari Fed saranno costretti a mantenere una politica monetaria restrittiva più a lungo nel tempo - spiega Everett Millman, capo analista di mercato presso Gainesville Coins - tuttavia, anche se l’oro non gradisce una politica monetaria contraddistinta da tassi di interesse elevati, se questi sono elevati a causa dell’inflazione il tutto potrebbe tradursi in nuovi acquisti di lingotti da parte di investitori desiderosi di rivolgersi al bene rifugio per eccellenza”.
Attualmente il mercato indica nel 59% le possibilità di un taglio dei tassi di interesse nel mese di giugno contro il 72% precedente alla diffusione dei dati succitati.
Goldman Sachs, nel mentre, ha rivisto a rialzo le previsioni di prezzo dell’oro per il 2024 portando le stesse a 2.180 dollari per oncia dai precedenti 2.090 con un possibile picco a 2.300 dollari entro la fine dell’anno.
Fonte Reuters