Nel 2019 le banche centrali hanno mostrato un forte appetito per il metallo prezioso per eccellenza, l’Oro, in un contesto connotato da rallentamento delle crescita economica, tensioni commerciali e geopolitiche e, in più di un caso, da una vera e propria volontà di allontanarsi sempre più dal dollaro USA.
La People's Bank of China, nelle più recenti comunicazioni ai mercati, ha dichiarato di aver aumentato le riserve auree per il settimo mese consecutivo a giugno 2019, con acquisizioni per 10,3 tonnellate che si sommano ai quasi 74 milioni di tonnellate acquisiti nei sei mesi fino a maggio 2019.
Nella passata settimana sono giunti anche alcuni dati dalla Polonia, che indicano come la nazione abbia più che raddoppiato le sue riserve auree nel corso di quest’anno sino a divenire il primo detentore di Oro dell’intera Europa centrale.

I prezzi dell’Oro, nel 2019, hanno raggiunto i livelli più elevati degli ultimi sei anni grazie all’interesse degli investitori che scommettono su un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, anche se eventuali interventi in questo senso potrebbero essere mitigati dai dati relativi al mercato del lavoro USA che si mostrano più validi del previsto.
Gli acquisti delle banche centrali, so stanno quindi proponendo come un ulteriore sostegno alle quotazioni dell’Oro e si sommano alla domanda complessiva di prodotto, con la Russia che, insieme alle nazioni citate in precedenza, si mostra come un compratore di estrema importanza.
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