Nonostante i prezzi dell’oro si trovino nella parte superiore di un trading range, rimangono intrappolati in un modello di consolidamento con il metallo prezioso che deve fare i conti con tutta una serie di fattori avversi in un contesto che vede le banche centrali inasprire la politica monetaria: questo è quanto afferma Chris Vecchio, analista di mercato senior presso DailyFX, che sottolinea come il conflitto in Ucraina abbi sconvolto i mercati finanziari creando volatilità ed incertezza e generato una forte inflazione impattando pesantemente sulle catene di approvvigionamento globali; Vecchio afferma che tutto questo si trova alla base dell’ottima performance dell’oro nel primo trimestre, tuttavia, spiega che, fatta salva un’espansione del conflitto militare ad Europa e Stati Uniti, il mercato ha già scontato le cattive notizie, con la guerra che, per ora, pare destinata a rimanere entro i confini dell’Ucraina: “A meno che la guerra non si intensifichi - spiega Vecchio - penso che l’oro abbia raggiunto massimi del 2022”.

“I prezzi dell’oro hanno due percorsi da seguire: in laterale, nel caso in cui il conflitto dovesse continuare mantenendo elevate le attese di inflazione mentre le banche centrali aumentano i tassi di interesse, o in calo se, al contrario, il conflitto dovesse estinguersi abbattendo le attese di inflazione mentre le banche centrali aumentano i tassi di interesse spingendo verso l’alto i rendimenti reali” (C. Vecchio).
Guardando oltre il conflitto nell'Europa orientale, Vecchio ha affermato che una politica monetaria più restrittiva a livello mondiale potrebbe pesare sull’oro ed ha aggiunto che le banche centrali sono attualmente più preoccupate per il disancoraggio dell'inflazione che per il rallentamento della crescita economica: “Nonostante la perturbazione creata dall'invasione russa dell'Ucraina, d'ora in poi permangono gli stessi ostacoli per i prezzi dell’oro. Con le banche centrali che agiscono per reprimere l'inflazione realizzata costantemente più alta nel breve termine, le aspettative di inflazione a lungo termine dovrebbero iniziare ad attenuarsi, spingendo al ribasso i rendimenti reali ed impedendo così ai prezzi dell'oro di mantenere i recenti guadagni” (C. Vecchio).
Mentre la maggior parte delle principali banche centrali sta cercando di inasprire la politica monetaria, molta attenzione rimane sulla Federal Reserve, che sembra essere la più aggressiva: la scorsa settimana, i verbali della riunione di politica monetaria di marzo hanno segnalato che la banca centrale potrebbe aumentare i tassi di interesse di 50 punti base, nelle prossime due riunioni, ed i mercati stanno anche iniziando a valutare il potenziale per un terzo intervento da 50 punti base.
Nel caso in cui i prezzi dell’oro dovessero intraprendere un percorso ribassista, Vecchio afferma che il supporto a ridosso dei 1900 dollari per oncia sarà il primo da monitorare con estrema attenzione.
Fonte KitcoNews