L’oro inizia il 2021 con il botto: le quotazioni del metallo giallo, infatti, si sono portate nuovamente al di sopra dei 1900 dollari per oncia - livello più elevato in quasi due mesi - grazie ad un mix composto da rendimenti reali USA estremamente contenuti e da un dollaro debole, due elementi che hanno sostenuto l’oro nel realizzare il maggior guadagno annuale in un decennio.

I rendimenti reali, ossia la differenza tra i rendimenti obbligazionari di riferimento nominali e il tasso di inflazione, sono scesi ai minimi dell’anno passato aumentando l’appeal del lingotto; il calo dei tassi reali è guidato da un aumento delle aspettative di inflazione, con gli investitori che scommettono che la distribuzione di vaccini, l'ulteriore sostegno della banca centrale e gli aiuti governativi continui vedranno un rimbalzo della domanda nel 2021.
“Gli investitori sono alla ricerca di asset in grado di trarre profitto da un contesto contraddistinto da un’inflazione elevata” (Giuseppe Stanuovo, analista presso UBS Group).
Ad influire sulla performance dell’oro è anche la debolezza del dollaro USA, che langue ai livelli più bassi dal 2018 mentre le piazze azionarie continuano a guadagnare terreno con la speranza di una rapida normalizzazione economica a seguito del lancio dei vaccini contro il coronavirus; in aumento anche i flussi di capitali verso gli ETF aventi il metallo giallo come sottostante.
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