Daniel Briesemann, analista specializzato in materie prime presso Commerzbank, ha recentemente redatto un’analisi sul metallo giallo ove si evidenzia come la pressione sul lingotto rimanga elevata: “L’oro - spiega Briesemann - si è trovato ancora una volta sotto pressione … ed è sceso al di sotto dei 1780 dollari per oncia. Secondo noi, il fattore principale che ha pesato sul suo prezzo è stato il dollaro USA persistentemente solido: per la prima volta dalla metà dello scorso anno, il tasso di cambio EUR-USD è sceso al di sotto della soglia di 1,12 per un lasso di tempo esteso. La pressione si è poi ridotta e questa mattina - l’analista fa riferimento alla giornata del 25 novembre 2021 - l’oro ha recuperato parte delle perdite ed è scambiato a 1790 dollari per oncia e l’oro in euro è tornato a circa 1600 dollari per oncia. Il moderato calo dei rendimenti obbligazionari ha probabilmente contribuito alla leggera ripresa”.
Riguardo al flusso di investimenti Briesemann ha osservato "È interessante notare che gli investitori in ETF hanno approfittato del calo dei prezzi negli ultimi giorni per aumentare le loro partecipazioni: da venerdì scorso, gli ETF sull'oro seguiti da Bloomberg hanno registrato afflussi di 16 tonnellate (anche se ieri hanno visto un deflusso marginale). L’SPDR Gold Trust ha rappresentato la maggior parte degli afflussi”.
Briesemann, infine, ha parlato della politica della Fed e ha affermato che “…come anticipato, il verbale dell'ultima riunione della Fed del 2/3 novembre non ha portato nuove intuizioni. Del resto, il presidente della Fed Powell aveva già annunciato alla successiva conferenza stampa che il cosiddetto tapering comincerebbe. Dal verbale emerge solo che i membri del FOMC sono favorevoli a una più rapida normalizzazione della politica monetaria vista l'elevata inflazione. Lo avevano ribadito gli stessi rappresentanti della Fed in discorsi e interviste nei giorni scorsi”.
Fonte KitcoNews