La peggior siccità in 70 anni ha fatto si che gli agricoltori italiani si trovino ad affrontare un nuovo problema: il rifluire dell’acqua salata del mare Adriatico nel Po, il fiume più lungo d’Italia, un evento che potrebbe danneggiare ulteriormente le coltivazioni già messe a dura prova dalla terribile siccità e dall’ondata di caldo che caratterizza questi giorni.
Il flusso di acqua di mare nel Po rende praticamente impossibile l’irrigazione in alcune aree di quello che è noto per essere il cuore del settore agricolo italiano, in quanto l’acqua salata “brucerebbe” i prodotti coltivati già danneggiati dalla siccità.
A circa quattro chilometri dal punto in cui il Po incontra il mare nel paesino di Scardovari, nel nord-est dell'Italia, le onde si infrangono attraverso le barriere antisaline e si spingono a valle: "Si vede cosa succede, l'acqua salata entra nella falda freatica. Ci sono parti dei campi senza piante e altre dove crescono regolarmente - spiega Giancarlo Mantovani, direttore del Consorzio di bonifica del delta del Po - se non ci saranno piogge nei prossimi 10 o 15 giorni, i raccolti non ancora persi andranno persi. In questa fase, stiamo progressivamente perdendo il raccolto”.
Il Po si estende per oltre 650 km da ovest a est attraverso il nord Italia, una regione che rappresenta circa un terzo della produzione agricola del paese e sta subendo gli effetti della mancanza di neve invernale aggravati dalla recente siccità e dalle temperature elevate. In queste condizioni, ampie aree di banchi di sabbia giacciono esposte su tratti del fiume quando il livello dell'acqua diminuisce e il suo flusso rallenta, rendendo più facile l'ingresso dell'acqua di mare.
Significative le parole di Federica Vidali, imprenditrice agricola, che afferma: “Senza pioggia, la portata d'acqua del Po è notevolmente diminuita e quindi non è sufficiente per contrastare la risalita dell'acqua di mare nel fiume. Ciò significa che nei nostri canali irrigui abbiamo acqua salata non adatta all’irrigazione”.
Vidali è anche impegnata nella produzione di miele ed afferma che la siccità attuale sta danneggiando anche questo settore e si dice molto preoccupata per la situazione in essere ed afferma: "Cerco di essere ottimista, ma nel momento in cui non piove e vedi l'intero anno di lavoro perso, hai paura…”.
Le prospettive sono altrettanto deprimenti nell'entroterra della provincia di Pavia, vicino a Milano, dove semplicemente non c'è abbastanza acqua disponibile per sopperire alla mancanza di pioggia ed a descrivere la situazione troviamo l’agricoltore locale Luigi Ferraris che spiega: “Il riso si raccoglie a settembre e ottobre, abbiamo ancora luglio e agosto davanti a noi, due mesi caldi, la mia preoccupazione è che se non piove… Non sto dicendo che sia una catastrofe, ma ci siamo quasi…”.
La minore produzione di quest'anno avrà un impatto sulla fornitura del prossimo anno e sul riso utilizzato per la semina, ha affermato Ferraris, prevedendo che la crisi causata da questa siccità continuerà per almeno due anni.
Fonte Reuters