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Gas Naturale: crollano i prezzi negli USA



La Redazione Articolo pubblicato il 29/03/2023 12:00:00
La pressione maggiore ha attinto le aziende altamente energivore, tra cui quelle dedicate alla produzione di prodotti chimici, fertilizzanti, acciaio, ceramica, vetro, fonderie e orticoltura in serra, dove la richiesta di gas è stata abbattuta grazie alla riduzione dell’orario di lavoro e, nei casi più estremi, con la totale chiusura degli impianti

 

I prezzi del gas in UE sembrano stabilizzarsi a ridosso dei 42 euro per megawattora complici un clima mite e scorte elevate: osservando l’Europa notiamo come, nonostante il forte calo rispetto ai massimi storici, le quotazioni del gas rimangano a prezzi nettamente superiori alla media, ma negli USA la situazione è ancor diversa, con le quotazioni in caduta libera a circa 2,2 $/mmbtu, in netto calo rispetto ai 4 $ di gennaio 2023 ed ai quasi 10 $ registrati nel mese di agosto 2022.

La situazione negli USA

Le scorte di gas naturale degli Stati Uniti si stanno avvicinando alla fine dell'inverno ben al di sopra della media e questo ha determinato un crollo dei prezzi ai livelli più bassi degli ultimi anni ed il tutto in un contesto in cui, fatti salvi alcuni giorni di freddo intenso prima di Natale, il clima si è rivelato particolarmente mite abbattendo la richiesta di gas a fini di riscaldamento.  I dati diffusi dalla US Energy Information Administration mostrano scorte superiori del 15% rispetto alla media stagionale di riferimento, un volume che ribalta il bilancio del prodotto stoccato trasformandolo in un grande surplus rispetto al deficit presente a gennaio.

La produzione di gas degli Stati Uniti, nel 2022, ha raggiunto livelli da vero e proprio record in un contesto che ha visto anche le esportazioni di GNL schizzare alle stelle, tuttavia, questo mix di fattori estremamente positivo si è protratto solamente per la prima metà dell’anno passato, mentre dopo le esportazioni USA hanno registrato una brusca battuta d’arresto a causa del verificarsi di un incendio di vasta portata presso gli impianti di Freeport LNG.

L'improvviso cambiamento nell'equilibrio tra produzione ed esportazione è stato inizialmente mascherato da un'estate insolitamente calda che ha aumentato la domanda di aria condizionata e il consumo di gas dei produttori di energia, ma il palesarsi di un inverno estremamente mite la reale situazione di surplus si è manifestata in tutta la sua forza abbattendo le quotazioni del prodotto e la relativa carenza di domanda ha condotto il mercato in surplus a partire dalla metà di settembre quasi senza interruzioni di sorta.

La riapertura di Freeport LNG a seguito di riparazioni e valutazioni di sicurezza dovrebbe eliminare parte dell'eccedenza nel mercato nel corso del prossimo anno, ma i prezzi bassi stanno spingendo i produttori a ridurre le operazioni di perforazione e completamento dei pozzi in un contesto che vede i produttori di energia rivolgersi sempre più al gas a scapito del carbone.

 

Cosa succede in Europa

Come abbiamo visto in precedenza, il prezzo del gas in Europa tende a stabilizzarsi pur rimanendo a livelli elevati rispetto alla media di periodo e questo grazie, anche, ad un’attenta gestione della crisi energetica che ha consentito di ridurre la richiesta di gas complice un inverno mite.

Tra le azioni intraprese troviamo campagne informative riduzione di alcune attività industriali, elementi che hanno consentito ai sette maggiori consumatori dell'Unione Europea (Germania, Italia, Francia, Paesi Bassi, Spagna, Belgio e Polonia) di ridurre il consumo di gas del 22% nei tre mesi da ottobre a dicembre 2022 rispetto all’anno precedente.

Le temperature miti hanno senza dubbio giocato un ruolo di rilievo, nel calo dei consumi di gas, ma anche la risposta degli utenti ai prezzi elevati e le campagne informative sono stati elementi determinanti.

Il mese di ottobre si è rivelato insolitamente caldo, ma nessuno dei maggiori consumatori di gas dell’Europa ha ridotto sensibilmente la richiesta di gas in questo periodo, con i progressi che si sono palesati solamente in concomitanza con il calo delle temperature.

Per citare alcuni esempi possiamo fare riferimento alla Germania, dove il consumo è stato ridotto del 14% rispetto all’anno passato, e l’Italia, dove l’utilizzo del gas naturale ha registrato una contrazione di ben il 24%.

La pressione maggiore ha attinto le aziende altamente energivore, tra cui quelle dedicate alla produzione di prodotti chimici, fertilizzanti, acciaio, ceramica, vetro, fonderie e orticoltura in serra, dove la richiesta di gas è stata abbattuta grazie alla riduzione dell’orario di lavoro e, nei casi più estremi, con la totale chiusura degli impianti.

Sostanzialmente, i paesi europei sono stati graziati dal clima mite e dall’enorme senso di responsabilità mostrato dalle industrie, tuttavia, il prossimo inverno potrebbe non rivelarsi così mite e, in ogni caso, difficilmente le aziende potranno sopportare nuovamente uno sforzo così intenso senza che questo si traduca in danni permanenti alla produttività, ragion per cui le famiglie potrebbero dover ridurre ulteriormente i consumi nel caso in cui le temperature dovessero tornare a ridosso della media a lungo termine.

 


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