La Germania, la quarta economia mondiale, si sta preparando a tutti gli scenari, incluso uno stop completo alle forniture di gas russo una volta terminato il periodo di manutenzione di 10 giorni sul gigantesco gasdotto Nord Stream 1; la manutenzione del gasdotto, che porta il gas russo direttamente in Germania, è iniziata l'11 luglio, ma Berlino sta prendendo considerando la possibilità (più che reale, ad onor del vero…) di un utilizzo del gas, da parte del Cremlino, come mezzo per esercitare pressioni sull’occidente, un contesto negato con fermezza da Mosca.
Chiaramente, se il gasdotto dovesse rimanere inattivo o dovesse essere riavviato con flussi ridotti, ci sarebbero pesanti ripercussioni: a seguire gli elementi da tenere in considerazione.
Perché Nord Stream 1 è così importante?
Molto semplicemente perché rappresenta la principale via di afflusso del gas di Mosca in Germania, con ben 55 miliardi di metri cubi trasportati per ogni anno; nel 2021 la Germania ha consumato 100 miliardi di metri cubi di gas e la metà delle famiglie tedesche fa affidamento sul riscaldamento a gas, in particolare da ottobre a marzo, e la mancata riapertura del Nord Stream 1 farebbe fallire i piani per riempire i depositi di gas sotterranei prima dell’inverno. Lo stoccaggio attuale potrebbe soddisfare la domanda nazionale per 2,5 mesi con un tasso di riempimento pari al 64,6% contro un target dell’80% previsto nel mese di ottobre.
Come e quando la Germania limiterà il gas ai consumatori?
Se la Germania entrasse nel pieno dello stato di emergenza, allora si attuerebbe un piano in tre fasi, con l'autorità di regolamentazione della rete, Bundesnetzagentur, che avrebbe il compito di garantire che il gas sia distribuito equamente. La fase sarebbe innescata da una domanda eccezionalmente elevata di gas o da un'interruzione significativa della fornitura, ad esempio se il Nord Stream 1 dovesse rimanere chiuso. La Germania si trova nella seconda fase dal 23 giugno, quando i volumi di Nord Stream 1 sono scesi al 40% della capacità.
Quali sono i settori maggiormente a rischio?
I produttori di prodotti chimici, acciaio, vetro e carta sono i principali consumatori di gas industriali in Germania, ma gli effetti si estenderebbero fino alla produzione di cibo e porcellana. L'industria dell'alluminio, con un fatturato di 22 miliardi di euro e 60000 dipendenti, si affida al gas per la fusione e il recupero. Nel settore della carta, con un fatturato di 15,5 miliardi di euro e 40000 dipendenti, gli operatori affermano che carta e cartone sono fondamentali per alimenti, farmaci e articoli per l’igiene.
Cosa fanno le aziende?
Uniper, il più grande importatore di gas tedesco, ha chiesto un intervento del governo con un piano di salvataggio stimato in 9 miliardi di Euro. Il principale produttore siderurgico Thyssenkrupp sta elaborando piani per fronteggiare la situazione, in quanto non è possibile utilizzare petrolio o carbone al posto del gas; potenzialmente, alcuni impianti potrebbero essere costretti alla chiusura o rimanere danneggiati. Ridurre la fornitura di gas agli impianti di alluminio anche del 30% significherebbe che la metà di essi rimarrebbe inattiva, afferma il gruppo industriale Aluminium Deutschland. Il colosso della chimica BASF deve mantenere le forniture di gas a circa il 50% della sua domanda massima e l'interruzione dei flussi russi attiverebbe un piano di emergenza a livello aziendale.
E l’economia?
Nella previsione più cupa l gruppo industriale bavarese Vbw ha affermato che il Paese potrebbe perdere il 12,7% della sua performance economica nella seconda metà del 2022 in caso di arresto completo delle forniture di gas russe.
Quali sono i rischi socio politici?
Il conflitto sociale per il gas potrebbe dare una spinta ai populisti all'estrema destra e all'estrema sinistra dello spettro politico, erodendo potenzialmente il discorso razionale su come procedere.
Fonte Reuters