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Commodities: nel 2023 la Cina potrebbe essere la vera protagonista dei mercati



La Redazione Articolo pubblicato il 17/01/2023 09:00:00
...se le utilities cinesi torneranno, o meno, ad importare i volumi di GNL che hanno consentito a Pechino di diventare il primo acquirente mondiale nel 2021 dipenderà dalle dinamiche dei prezzi spot.

 

I dati relativi al commercio di materie prime della Cina nel 2022 mostrano che il colosso asiatico non è stato in grado di influire su volumi e prezzi in modo pesante, nonostante occupi il primo posto nella classifica globale degli importatori di risorse naturali ed ora la domanda è se Pechino sarà in grado di rivestire il ruolo di leader incontrastato nel mercato delle commodities nel 2023.

La narrativa del mercato sull'appetito della Cina per le materie prime è in gran parte passata da quello che era un 2022 debole alle aspettative di un forte 2023, soprattutto in virtù della recente totale rimozione delle restrizioni contro il covid. 

Al fine di avere un miglior quadro complessivo della situazione osserviamo quanto accaduto nel 2022: il punto debole sono state le importazioni di petrolio e gas, diminuite rispettivamente dello 0,9% e del 9,9% rispetto al 2021.

Le importazioni di greggio sono scese per il secondo anno consecutivo all'equivalente di 10,17 milioni di barili al giorno, secondo i più recenti dati diffusi a mercato e la colpa va alle restrizioni contro il covid che hanno abbattuto la richiesta interna, mentre le minori esportazioni di combustibili raffinati per i primi nove mesi hanno fatto sì che queste spedizioni siano diminuite dell'11% per l'intero anno, tuttavia, a tendenza delle importazioni di petrolio greggio e delle esportazioni di prodotti è cambiata nell'ultimo trimestre del 2022: entrambi hanno guadagnato fortemente quando l'economia ha iniziato a riaprirsi e Pechino ha concesso quote di esportazione di carburante più elevate per rilanciare l'economia e consentire alle raffinerie di catturare alcuni dei forti margini regionali per i prodotti, soprattutto diesel.

Le importazioni di greggio sono aumentate del 4% a dicembre rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, raggiungendo 11,3 milioni di barili al giorno. Le esportazioni di carburante, pari a 7,7 milioni di tonnellate, hanno registrato il numero mensile più alto da aprile e sono aumentate del 25% rispetto ai 6,14 milioni di tonnellate di novembre.  Le importazioni di gas naturale, sia dai gasdotti che come gas naturale liquefatto (GNL), sono state ancora deboli a dicembre, attestandosi a 10,28 milioni di tonnellate, in calo dell'11,8% rispetto allo stesso mese del 2021 e dello 0,39% rispetto a novembre ed anche le importazioni di gas naturale sono sulla buona strada per riprendersi in un contesto che vede l’economia cinese guadagnare terreno, ma dobbiamo considerare un fattore: se le utilities cinesi torneranno, o meno, ad importare i volumi di GNL che hanno consentito a Pechino di diventare il primo acquirente mondiale nel 2021 dipenderà dalle dinamiche dei prezzi spot.

 

Prezzi spot: l’ago della bilancia per Pechino

La Cina continuerà a importare GNL con contratti a lungo termine legati al petrolio, ma l'allineamento ai forti volumi degli anni precedenti dipende da come gli operatori di settore valuteranno i prezzi spot, ossia se saranno ritenuti sufficientemente bassi da rendere il GNL economicamente sostenibile nel mercato interno cinese.  Difficile dire quale sia il livello di comfort per i prezzi spot, ma è probabile che sia ben al di sotto dell'attuale prezzo spot per la consegna nell'Asia settentrionale di 23 $/mmBtu.  Sebbene il prezzo attuale sia in costante calo da quando ha raggiunto il record di 70,5 $ alla fine di agosto, rimane comunque elevato per gli standard storici e le raffinerie cinesi hanno anche mostrato riluttanza in passato ad acquistare petrolio greggio quando ritengono che i prezzi siano troppo alti o siano aumentati troppo e troppo velocemente.

È probabile che le raffinerie vorranno aumentare gli acquisti di petrolio nel 2023 per soddisfare la crescente domanda interna dovuta alla riapertura dell'economia e alle quote di esportazione di carburante in corso, ma potrebbero diventare caute se i prezzi dovessero salire significativamente al di sopra degli 85,28 dollari a cui si attestavano i futures sul greggio Brent il 13 gennaio.  Ricordiamo, inoltre, che la Cina ha importato circa 700000 barili al giorno in più di quanto ha lavorato nelle sue raffinerie per i primi 11 mesi del 2022, e questo significa che le raffinerie probabilmente hanno ampie scorte da impiegare anche senza aumentare l’import.  

 

Minerale di ferro e carbone

Dove è probabile una risposta più rapida alla riapertura della Cina è nelle materie prime che possono essere garantite più facilmente e rapidamente, come il minerale di ferro, le cui importazioni sono diminuite dell'1,5% nel 2022 rispetto al 2021, ma, se le acciaierie cinesi aumentassero la produzione durante la riapertura dell'economia, le importazioni di minerale di ferro potrebbero aumentare rapidamente nei prossimi mesi ed anche le importazioni di carbone potrebbero salire, soprattutto perché gli acquirenti cinesi potrebbero approfittare della decisione di Pechino di porre fine al suo divieto non ufficiale sulle importazioni dall’Australia.

Un'altra merce potenzialmente in linea con la maggiore domanda cinese è il rame, ma è qui che Pechino potrebbe deludere maggiormente: le importazioni cinesi di rame sono state uno dei pochi punti di forza nel 2022, con le acquisizioni di rame grezzo in aumento del 6,2% e quelli di minerali e concentrati in aumento dell’8%, ma lo stato attuale della crescita dell’economia cinese suggerisce che potrebbero esserci dei dubbi sull’effettivo aumento della richiesta.  

 

Fonte Reuters

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