Il mercato del caffè ha senza dubbio subito un grande scossone: i prezzi della varietà robusta si attestano a ridosso dei massimi storici ed anche il prezzo della varietà arabica si presenta decisamente elevato.
Gli amanti dell’espresso potrebbero non essere ancora eccessivamente infastiditi da questa situazione, tuttavia, la domanda in forte crescita e l’impatto del cambiamento climatico potrebbero creare notevoli problemi all’industria di settore, un’industria da ben 200 miliardi di dollari.
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La domanda di caffè è in aumento, sostenuta dai redditi in ascesa che favoriscono i consumi ed i fruitori della bevanda energetica per eccellenza vedono soddisfatta la loro richiesta con due varietà di caffè: l’arabica, gustosa e pregiata, e la varietà robusta, le cui piante sono più resistenti ed in grado di crescere anche nelle pianure - a differenza dell’arabica, che prospera ad almeno 1000 metri di altezza e necessita di clima fresco e piovoso - ma che, generalmente, è considerato una varietà meno gustosa e tradizionalmente destinata a miscele e produzione di caffè istantaneo.
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In questo contesto, è sempre più chiaro che l’offerta non riesce a tenere il passo. Il Vietnam produce circa il 40% della Robusta mondiale e la siccità sta colpendo duramente. Il commerciante di caffè Volcafe stima che il paese potrebbe raccogliere il suo raccolto più piccolo in 13 anni, portando a un deficit di 4,6 milioni di sacchi da 60 chilogrammi e, di conseguenza, i contratti di settembre per il robusta hanno quasi raggiunto i 5.000 $ a tonnellata all'inizio di luglio prima di cedere lievemente terreno con la possibilità di u buon raccolto da parte del Brasile; in crescita anche i prezzi dell’arabica, che hanno raggiunto il livello più elevato in un decennio all’inizio del 2024.
Gli amanti del caffè, almeno per il momento, non dovrebbero subire particolari disagi, in quanto il prodotto finale non è influenzato dal costo della materia prima in modo così rapido come accade per altre merci. La benzina, per esempio, oscilla con il mercato del petrolio in gran parte perché il greggio rappresenta circa la metà della carica alla pompa, ma lo stesso non vale per il caffè: in una tazza di caffè americano da 5 dollari (il riferimento va ad una nota catena internazionale) il chicco di caffè non tostato pesa per appena 7 centesimi di dollaro.
Secondo la teoria economica di base, i deficit incoraggiano una maggiore produzione ed infatti le piantagioni sono in aumento. I coltivatori più piccoli tendono anche a rispondere meglio ai segnali di prezzo rispetto, ad esempio, al cacao perché c'è meno interferenza governativa e le cooperative hanno buoni legami con gli esportatori. Considerando che possono volerci quattro anni prima che le piante di caffè raggiungano la maturità, potrebbe persino svilupparsi un eccesso.
Il cambiamento climatico, tuttavia, incombe: circa il 50% dei terreni in grado di produrre caffè non saranno più tali entro il 2050; le temperature in aumento spingono i coltivatori più in alto sulle montagne verso terreni più freschi ma con precipitazioni più imprevedibili e questa condizione ha già indotto numerosi coltivatori a passare al robusta che, come dimostra quanto sta avvenendo in Vietnam, presenta anch’esso delle vulnerabilità, ma inferiori a quello dell’arabica,
Il World Coffee Research prevede che in meno di due decenni la domanda supererà l'offerta di 35 milioni di sacchi, quasi metà della produzione attuale e questo significa che, economicamente, sarà necessario prestare la massima attenzione ad una possibile crisi all’orizzonte…
Fonte Reuters