Nella sessione ieri abbiamo assistito ad un nuovo intenso crollo delle quotazioni del cacao, che terminano gli scambi presso l’ICE (New York) a quota 7986 dollari per tonnellata in declino di quasi il 14% rispetto alla sessione precedente.
Già nella giornata di lunedì 29 aprile le quotazioni della materia prima si erano mosse in forte calo, una price action imputabile ad un mix di fattori tra cui annoveriamo il ritorno delle precipitazioni in Costa d’Avorio che lenisce i timori per il futuro raccolto e, come sempre accade in questi casi i prezzi estremamente elevati raggiunti dal prodotto.
![](../public/fototesto/638502097282499147_CC1!_2024-05-02_01-21-14.png)
Proprio a causa dei prezzi eccessivi, commercianti e società di settore stanno posticipando gli acquisti e, inoltre, la recente volatilità dei prezzi del cacao ha reso più costoso mantenere posizioni nei futures del cacao poiché i margini sono aumentati notevolmente, spingendo i trader a chiudere le operazioni, il che drena liquidità e rende il mercato più vulnerabile ad ampie oscillazioni.
Di rilievo, sul fronte commerciale, le notizie in arrivo dalla Nigeria - quinto maggio produttore mondiale - le cui autorità hanno riferito di un aumento delle esportazioni di marzo pari al 19% a quota 22.199 tonnellate.
Un altro elemento che ha giocato un ruolo ribassista nel mercato del cacao è stata la decisione della Costa d’Avorio di aumentare del 50% il prezzo alla produzione corrisposto ai coltivatori locali (Farm Gate Price), un intervento implementato anche dal’ Ghana (secondo maggior produttore globale dopo la Costa d’Avorio) che ha esercitato un aumento ancor più marcato pari al 58% per la rimanente parte della stagione 2023 - 2024. L’aumento del prezzo alla produzione potrebbe infatti incoraggiare i coltivatori ad immettere a mercato il cacao attualmente stipato nei magazzini, un’azione che lenirebbe l’attuale carenza di offerta.
Fonte Barchart