Il prezzo dell’allumino è salito al livello più elevato dal 2008 dopo che i disordini in Guinea si sono aggiunti alle già pressanti preoccupazioni in merito all’inasprimento dell’offerta in un momento di mercato contraddistinto da una domanda in forte espansione.
Il rally inscenato all’alluminio è impressionante: un aumento di circa il 90% rispetto ai minimi registrati ad aprile 2020 con la ripresa economica globale ed la riduzione dell’offerta cinese a fare da sfondo a questa cavalcata rialzista.
A peggiorare la situazione i recenti avvenimenti in Guinea, dove un’unità militare ha preso il potere destabilizzando la nazione africana che è una fonte chiave di bauxite utilizzata per produrre alluminio.

Anche prima delle turbolenze politiche in Guinea, gli analisti affermavano che i prezzi dell’alluminio parevano destinati a superare i massimi record sopra i 3300 dollari a tonnellata mentre il deficit globale si approfondisce, e questo grazie alle misure di stimolo globali che hanno alimentato la domanda ed a causa dell’attività delle raffinerie cinesi che lottano per mantenere la produzione invariata nonostante la stagionale crisi energetica resa ancor più pesante dalle misure implementate dal governo al fine di limitare le emissioni di carbonio del settore.
Nel momento in cui queste righe sono scritte l’alluminio scambia a ridosso dei 2795 dollari per tonnellata (piazza di Londra, fonte Investing).
Fonte Bloomberg