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Petrolio in calo: pesano i dati sull’inflazione e la produzione OPEC



La Redazione Articolo pubblicato il 01/03/2024 09:00:00
Un sondaggio Reuters ha mostrato che la OPEC ha pompato 26,42 milioni di barili al giorno (bpd) questo mese, in aumento di 90.000 bpd rispetto a gennaio. La produzione libica è aumentata di 150.000 barili al giorno su base mensile

 

Nella sessione di ieri i prezzi del petrolio hanno subito una correzione subito dopo la diffusione dei dati sull’inflazione USA, dati che mostrano un indebolimento dell’economia a stelle e strisce che potrebbe ripercuotersi sulla richiesta globale di oro nero proprio in un momento in cui la produzione OPEC si presenta in crescita.  Scendendo maggiormente nel dettaglio, il petrolio Brent ha terminato gli scambi a quota 83,62 dollari per barile, mentre il WTI ha posto fine alle contrattazioni attestandosi a quota 78,2 dollari per barile.

L’indicatore di inflazione più attentamente monitorato dalla Federal Reserve, l’indice della spesa per consumi personali (PCE) degli Stati Uniti, ha mostrato un’inflazione di gennaio in linea con le aspettative degli economisti, mantenendo sul tavolo un possibile taglio due tassi di interesse USA nel mese di giugno.

"I dati economici, che sono contrastanti, aiutano a sostenere la necessità di tagli dei tassi di interesse da parte della Fed e questo sostiene la richiesta di greggio - spiega John Kilduff, partner di Again Capital LLC - e, allo stesso tempo, potremmo dire che i tagli ci saranno, in quanto l’economia sta rallentando e questo ha un impatto sulla domanda di petrolio”.

I rapporti sui prezzi al consumo e alla produzione all’inizio di febbraio hanno segnalato un’inflazione poco mossa ed un approccio cauto da parte dei politici della Fed, che hanno spinto gli investitori a riconsiderare la possibile data di inizio del taglio ai tassi di interesse spostando la stessa da marzo a giugno.

L'inflazione della zona euro è scesa ulteriormente questo mese, rafforzando le ragioni per cui la Banca Centrale Europea inizierà ad allentare i tassi di interesse entro la fine dell'anno, come hanno mostrato i dati di alcune delle più grandi economie della regione.

Gli alti tassi di interesse sono serviti a molte delle principali economie occidentali per frenare l’inflazione, riducendo potenzialmente la crescita economica e la domanda di petrolio.

Dal lato dell’offerta, le scorte di greggio negli Stati Uniti, il principale produttore mondiale, sono aumentate per la quinta settimana consecutiva, aumentando di 4,2 milioni di barili, come hanno mostrato i dati ufficiali mercoledì, superando le previsioni di un aumento di 2,7 milioni di barili.

Sul fronte OPEC si segnala la possibile estensione dei tagli volontari alla produzione di greggio da parte del gruppo OPEC+: “Con le prospettive della domanda che rimangono incerte, riteniamo che l'OPEC estenderà l'attuale accordo di fornitura fino alla fine del secondo trimestre", hanno affermato in una nota gli analisti di ANZ.

Un sondaggio Reuters ha mostrato che la OPEC ha pompato 26,42 milioni di barili al giorno (bpd) questo mese, in aumento di 90.000 bpd rispetto a gennaio. La produzione libica è aumentata di 150.000 barili al giorno su base mensile.

Non mostra significativi segni di distensione la situazione in Medio Oriente, dove si protrae lo scontro tra lo stato di Israele ed i sanguinari terroristi di Hamas responsabili del massacro di civili del 7 ottobre 2023 ed anche questo fornisce supporto alle quotazioni del barile, con un sondaggio Reuters condotto su un campione di 40 tra economisti ed analisti che indica come le attese siano per un prezzo medio del Brent pari ad 81,13 dollari per barile.

 

Fonte Reuters

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