Le esportazioni di petrolio degli Stati Uniti sono aumentate più del previsto, nel mese passato, raggiungendo i 4,5 milioni di barili giornalieri, una performance resa possibile dalla forte richiesta in arrivo dalla Cina.
Il conflitto in Ucraina si è tradotto in un aumento del 22% delle esportazioni di greggio degli USA, nel 2021, ed in un drastico cambiamento dei flussi petroliferi globali e, più recentemente, i segnali di una ripresa economica di Pechino e l’annullamento delle restrizioni contro il covid hanno determinato un ulteriore aumento della richiesta di oro nero da parte del colosso asiatico.
“In questo momento prevediamo esportazioni di greggio USA pari a circa 4 milioni di barili giornalieri nel mese di aprile, ma il rischio è per un possibile aumento di tale volume”: questo il commento di Jenna Delaney, responsabile settore petrolio Nord America presso Energy Aspects, parole a cui fanno eco quelle di Rohit Rathod, analista di mercato presso Vortexa, che spiega come i volumi di aprile siano sorprendenti in quanto non ci si attendeva che rimanessero al di sopra dei 4 milioni di barili giornalieri, mentre un altro broker ha spiegato come la dinamica commerciale sia stata indotta anche dal prezzo del WTI più favorevole rispetto a quello del Brent.

Nel mese di febbraio, il WTI passava di mano a 6,47 dollari per barile in meno rispetto al Brent ed anche a marzo lo sconto era elevato a circa 6 dollari, ragion per cui gli acquirenti hanno un forte incentivo nell’acquistare petrolio americano.
Nel mese di aprile le esportazioni di greggio USA verso la Cina sono state di 850000 barili giornalieri, il volume più elevato da maggio 2020, mentre le esportazioni verso Europa ed altri paesi asiatici sono diminuite.
Gli analisti affermano che difficilmente i volumi in uscita si manterranno a livelli così elevati e prevedono un calo a 3,78 milioni di barili giornalieri nel mese di maggio complice, anche, un probabile calo del prezzo del greggio mediorientale.
Fonte Reuters