Le scorte di greggio statunitense presso l’importantissimo hub di. Cushing (Oklahoma) sono ai livelli più bassi degli ultimi 14 mesi a causa di un mix di fattori che comprende l’elevata richiesta per la raffinazione e la domanda per l’export: questi elementi stanno suscitando una forte preoccupazione sulla qualità del petrolio ancora stoccato e sulla possibilità di scendere al di sotto dei livelli operativi minimi.
Ulteriori cali delle scorte a Cushing, il punto di consegna dei futures del greggio statunitense, potrebbero anche fornire una nuova pressione al rialzo sui mercati petroliferi in quanto aggraverebbero la rigidità dell’offerta derivante dai tagli alle forniture dell’OPEC+ in un momento che già vede il WTI passare di mano ad oltre 90 dollari per barile.

Cushing è in una posizione strategica per ricevere il greggio estratto nei bacini shale, con le centinaia di serbatoi che compongono il sito che sono collegati a oleodotti che riforniscono le raffinerie del centro e del sud degli USA e che convogliano il petrolio verso i terminal di esportazione nella costa del Golfo.
Il massimo livello in due anni è stato registrato a giugno, con oltre 43 milioni di barili stoccati ma, a metà settembre, il volume stipato a Cushing era crollato a poco meno di 23 milioni di barili, con un minimo operativo quantificato in 20 milioni di barili: al di sotto di questa soglia il greggio diventa particolarmente denso e di difficile movimentazione e, inoltre, acqua e sedimenti spesso si depositano alla base dei serbatoi di stoccaggio, rendendo il petrolio greggio sul fondo incapace di soddisfare gli standard di qualità per i raffinatori o gli esportatori.
Alcuni analisti ritengono che la manutenzione stagionale autunnale delle raffinerie aiuterà ad aumentare un po' le scorte di greggio, ma altri avvertono che è probabile che le raffinerie abbandonino rapidamente la manutenzione e lavorino a pieno regime per tenere il passo con l'elevata domanda di carburante.
Nel 2014, l’ultima volta che i livelli di Cushing sono scesi sotto i 20 milioni di barili, qualsiasi conseguenza importante è stata evitata poiché le scorte si sono rapidamente ricostituite a causa dell’aumento dei prezzi nell’hub ma, a quel tempo, gli USA non erano esportatori di petrolio, mentre ora l’elevata richiesta a fini di esportazione lascia intendere che il calo delle scorte possa continuare.
Fonte Reuters