L’India è disposta ad accollarsi il rischio di acquistare il petrolio russo in un momento in cui la maggior parte degli acquirenti rifiuta di fare affari con Mosca, tuttavia chiede al Cremlino un prezzo fortemente scontato, inferiore ai 70 dollari per barile, idoneo, secondo New Delhi, a compensare i rischi derivanti dall’instaurare legami con Mosca: tali rischi includono la difficoltà nel garantire finanziamenti per portare a termine gli acquisti; attualmente il petrolio Brent scambia a ridosso dei 110 dollari per barile.
Da quando è iniziato il conflitto in Ucraina l’India ha acquistato oltre 40 milioni di barili di greggio russo, ovvero il 20% in più del flusso di petrolio russo verso l’India nell’intero 2021.
L’India importa più dell’85% del petrolio di cui necessita e la nazione si propone come uno tra i pochi acquirenti di oro nero russo, una fonte di entrate fondamentale per il Cremlino in un momento che vede la domanda europea in forte calo con una possibile contrazione produttiva pari al 17%.
I flussi di petrolio russo verso l'India non sono sanzionati, ma l'inasprimento delle restrizioni internazionali in aree come l'assicurazione marittima e la pressione su New Delhi da parte degli Stati Uniti stanno rendendo il commercio più difficile. Il primo ministro Narendra Modi ha finora resistito all'incoraggiamento occidentale a ridimensionare le sue relazioni con Mosca a causa dell'opportunità di ottenere petrolio a forti sconti (l’India è anche un grande importatore di armi prodotte in Russia).
Le raffinerie statali dell’India potrebbero acquisire fino a 15 milioni di barili al mese di petrolio (circa il 10% delle importazioni complessive) nel caso in cui Mosca accettasse le richieste di New Delhi.
Gli acquisti di energia dalla Russia rimangono minimi rispetto al consumo totale dell’India ed i funzionari locali affermano che tali transazioni, legittime, non possono essere politicizzate.
Fonte Bloomberg