Nella passata settimana, per la prima volta in 35 anni, gli Stati Uniti non hanno importato greggio saudita, una vera e propria inversione di tendenza, rispetto a pochi mesi fa, quando il Regno minacciò di sconvolgere l’industria petrolifera americana con una marea nera di esportazioni in un mercato distrutto dalla pandemia di coronavirus.
L’indipendenza dal petrolio mediorientale è stato il sogno di ogni amministrazione americana sin dall’epoca Carter, nel 1977; solamente 12 anni fa le raffinerie USA importavano regolarmente circa 1 milione di barili al giorno di greggio dall'Arabia Saudita, il secondo più grande fornitore degli Stati Uniti dopo il Canada, ma da allora, nel giro di tre mandati presidenziali, quel flusso è stato azzerato e questo rischia di indebolire il legame che da decenni unisce Riyadh e Washington.
Secondo i dati diffusi dalla Energy Information Administration questa è la prima volta, dal 2010, in cui l’America non riceve greggio saudita, ma l’analisi dei dati su base mensile mostra che, in realtà, si tratta della prima volta dal 1985.

“Il fatto che le importazioni USA di greggio saudita siano state azzerate rappresenta senza dubbio un evento storico, ma è probabile che si tratti semplicemente di una sorta di aberrazione imputabile al basso tasso operativo delle raffinerie ed ai tagli alla produzione messi in campo dalla OPEC+” (Karim Fawaz, direttore ricerca ed analisi settore energy presso IHS Markit).
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