Con un intervento senza precedenti, la Cina ha offerto milioni di barili di petrolio provenienti dalle scorte strategiche della nazione e questo con l’intento di sedare l'inflazione causata dall'aumento dei costi dei beni principali, dal cibo al carburante.
Il Paese fornirà circa 3 milioni di tonnellate - 22 milioni di barili - alle principali raffinerie, una decisione che è solamente l'ultima di una serie di misure adottate dalla seconda economia mondiale per contenere i costi in forte incremento derivanti dalla ripresa economica della nazione.
Nelle settimane precedenti il prezzo del Brent ha superato, per la prima volta dal 2018, i 75 dollari per barile ed anche se la OPEC+ è riuscita a trovare un accordo per aumentare la produzione di greggio, le quotazioni del barile rimangono più elevate del 40% rispetto all’inizio dell’anno.
Il rilascio delle riserve potrebbe pesare sul consumo cinese di greggio importato, anche se i dettagli sulla tempistica con cui il nuovo intervento sarà realizzato rimangono poco chiari. La domanda di petrolio estero della Cina ha ricevuto un duro colpo dopo che il governo ha intensificato il controllo sulle raffinerie indipendenti che, tra l’altro, sono ora oggetto di maggiore pressione fiscale che erode i margini di profitto.
Il piano della Cina è stato segnalato da Energy Intelligence ma, almeno per il momento, nessuna fonte ufficiale cinese ha reso commenti in merito alla questione.
Dall'inizio del 2021, Pechino ha intensificato gli sforzi per controllare l'aumento dei prezzi delle materie prime derivanti dalla forte ripresa economica che si estende dalla Cina all’Europa agli USA: in questo contesto Pechino ha tentato di frenare la speculazione tentando di impedire che l’aumento dei prezzi freni la ripresa economica della nazione.
L’intervento di Pechino, tuttavia, si è tradotto in un mercato che ha fornito risposte contrastanti e da quando, a metà giugno, è stata annunciata la vendita di metalli di base stoccati, tra cui rame, alluminio e zinco, i prezzi dei futures domestici non hanno subito variazioni significative: o sono rimasti pressoché invariati o sono lievemente aumentati, mentre i prezzi dei cereali sono diminuiti di circa l’1,5% dopo che sono state rilasciate, ad inizio luglio, scorte di mais.
Il dipartimento responsabile delle scorte di materie prime non petrolifere ha dichiarato mercoledì che aumenterà la quantità di metalli di base che venderà fino all'80%, rispetto alla sua asta precedente, indicando che non ha rinunciato ai suoi sforzi per fermare il rally . Goldman Sachs Group e Citigroup affermano che le azioni della Cina per controllare i prezzi probabilmente falliranno.
Il Brent ha perso più del 2% dall'inizio della settimana, quando sono iniziate le speculazioni sul rilascio delle riserve; per quanto riguarda le principali raffinerie cinesi a cui sono stati offerti barili, la mossa di Pechino aiuterà questi trasformatori a evitare di rimanere a corto di greggio a causa di un prelievo delle proprie scorte.
Fonte Bloomberg