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Petrolio: il Re punta a 200 dollari!



La Redazione Articolo pubblicato il 17/01/2022 09:00:00
“Crediamo nel palesarsi di un’inflazione strutturale delle materie prime dal lato dell’offerta mai vista in precedenza, la più alta dagli anni ’70 - spiega King - e solo l’OPEC prova a reagire ma, ogni mese, questa reazione è sottodimensionata”.

 

Un hedge fund gestito da Doug King, trader in materie prime, ha registrato un vero e proprio incremento record, nel 2021, grazie all’aumento generalizzato dei prezzi delle materie prime: nel dettaglio, l’hedge fund di cui stiamo parlando è il Merchant Commodity Fund, che ha registrato un aumento del 74% che letteralmente obnubila il precedente record (+54%) stabilito dal fondo nel 2014.

King, 55 anni, fa parte di un gruppo di gestori di hedge fund, tra cui Pierre Andurand, che l'anno scorso ha realizzato enormi profitti dalle materie prime grazie al recupero dell’economia dopo il disastro indotto dalla pandemia e grazie alla diffusa carenza di offerta di numerose commodities, una performance che si riflette anche nell’evoluzione del Bloomberg Commodity Spot Index, che tiene traccia dei futures su energia, metalli e colture, che ha archiviato il 2021 con un balzo del 27%, il massimo in oltre un decennio.

Il petrolio è salito di oltre il 50%, nel 2021, sino a raggiungere gli 80 dollari per barile e, in questi primi  giorni del 2022, ha messo a segno un ulteriore rialzo del 10%: King sostiene che presto il barile potrebbe raggiungere i 100 dollari con un possibile picco a 200 dollari nei prossimi 5 anni a causa della carenza di investimenti nel settore atti a reperire nuova fornitura ed a mantenere quelle esistenti.

“Crediamo nel palesarsi di un’inflazione strutturale delle materie prime dal lato dell’offerta mai vista in precedenza, la più alta dagli anni ’70 - spiega King - e solo l’OPEC prova a reagire ma, ogni mese, questa reazione è sottodimensionata”.

La OPEC+ sta gradualmente aumentando la produzione di greggio dopo aver effettuato un taglio di 10 milioni di barili giornalieri nel 2020: il gruppo dovrebbe aumentare la produzione di 400000 barili giornalieri, ma molti produttori membri non sono in grado di fornire l’aumento richiesto: “In pratica, molto meno petrolio si sta facendo strada sul mercato - continua King - i membri OPEC+, semplicemente, non sono in grado di tornare ai livelli di produzione pre-covid. Tutto questo è dovuto alla mancanza di investimenti”.

King spiega che l’unica reale capacità inutilizzata della OPEC+ si può individuare in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait: “Non è un segreto di stato che la Russia sta già producendo a pieno regime e, se non il mese prossimo, entro aprile potrebbe non aver più barili da fornire al mercato”.

Il diffondersi della variante Omicron potrebbe rallentare la crescita economica, questo è vero, ma molti analisti concordano con la view rialzista di King e tra questi troviamo quelli di Goldman Sachs, decisamente rialzisti in virtù della esigua capacità inutilizzata disponibile a mercato.

 

Fonte Bloomberg

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