Nella sessione di ieri abbiamo assistito ad un nuovo storno nelle quotazioni del petrolio, su cui gravano due elementi in particolare, ovvero il lenirsi - almeno in apparenza - delle tensioni geopolitiche ed un numero crescente di casi di covid 19 in Cina che potrebbe compromettere la domanda di greggio globale (la Cina, lo ricordiamo, è il maggior importatore di greggio su base globale).
Polonia e NATO hanno affermato che il missile che ha attinto il terreno polacco era stato lanciato non dalla Russia, ma dalla difesa ucraina e questo ha contribuito a stemperare la tensione innescata dal possibile espandersi del conflitto, un evento che ha annullato i guadagni messi a segno dal petrolio.
Gli eventi geopolitici possono innescare intense oscillazioni nelle quotazioni del petrolio che, a loro volta, possono tradursi in ottimi guadagni tramite il trading in opzioni, esattamente come ci spiega Giancarlo Dall’Aglio nei suoi corsi: clicca su questo link e scarica il materiale gratuito.

Nel momento in cui queste righe sono scritte il prezzo del petrolio WTI (piazza di New York) si presenta in ribasso di oltre il 4,5% a quota 81,67 dollari per barile.
La Cina ha reso noto un forte incremento dei casi di covid 19 e fonti locali hanno riferito a Reuters che le raffinerie cinesi hanno chiesto una riduzione dei volumi di greggio saudita in ingresso; sebben i casi di coronavirus siano comunque contenuti, rispetto al resto del mondo, la Cina mantiene in essere una strategia di contenimento estremamente rigida che di fatto abbatte la richiesta di oro nero.
A supporto delle quotazioni troviamo il calo delle scorte di petrolio statunitensi (-5 milioni di barili) superiore al previsto e la contrazione dell’offerta derivante dall’implementazione dei tagli alla produzione da parte dei produttori OPEC+.
Fonte Reuters