Le conseguenze dell'uragano Ida hanno lasciato circa 1,1 milioni di barili di produzione giornaliera di petrolio fermi nel Golfo del Messico e non è chiaro quando si tornerà alla normalità: questa la dichiarazione rilasciata ai giornalisti di Bloomberg dai vertici di Vitol Group (colosso del settore petrolifero) che spiegano come il contesto attuale sia a favore di un rialzo dei prezzi del greggio.
Nel mese di agosto l’uragano Ida si è abbattuto su New Orleans devastando praticamente l’intera costa del Golfo ed ora, con la produzione di petrolio dell’area interrotta per motivi di sicurezza e con i tagli implementati dalla OPEC+ al fine di sostenere il mercato, gli acquirenti godono di una disponibilità di petrolio ridotta per soddisfare la richiesta in recupero e questo proprio mentre le economie mondiali si riprendono dalla crisi indotta dal coronavirus.
Le interruzioni della produzione si sono tradotte nella perdita di oltre 40 milioni di barili di produzione di combustibili raffinati ed una perdita simile - di poco inferiore - si riscontra nella produzione offshore di petrolio, spiega Mike Muller, responsabile operazioni settore asiatico presso Vitol, e gli esportatori si sono visti costretti a riorganizzare la catena di approvvigionamento al fine di garantirsi una fornitura adeguata.
A seguito dei progressi indotti dal successo della campagna vaccinale, del miglioramento della situazione economica e del maggior numero di queste di importazione concesse dal governo cinese, la domanda di petrolio dal’Asia potrebbe mostrarsi molto elevata evaso la fine dell’anno.
Controversa la situazione dell’Iran: in prima battuta si riteneva che un accordo tra la repubblica islamica e le potenze mondiale sarebbe stato in grado di riportare i barili di Teheran a mercato entro la fine dell’anno, ma ora il consensus si è spostato verso un ritorno degli stessi entro la metà dell’anno venturo.
Fonte Bloomberg