In una recente intervista, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che la Russia non ha discusso con la OPEC+ di un eventuale incremento della fornitura di greggio atto a compensare il divieto che interessa le esportazioni di carburante.
In linea con l’azione intrapresa dall’OPEC+, Mosca ha promesso di tagliare la sua produzione di petrolio di 500000 barili al giorno, ovvero circa il 5% della sua produzione e, inoltre, la Russia si è impegnata a ridurre le sue esportazioni di petrolio di 300000 barili al giorno, rispetto al livello medio di esportazioni di maggio e giugno fino alla fine dell’anno in un contesto che vede la nazione patire una marcata carenza di benzina e diesel.

I commercianti hanno affermato che il mercato del carburante in Russia, uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo, è stato colpito da fattori tra cui la manutenzione nelle raffinerie di petrolio, i colli di bottiglia sulle ferrovie e la debolezza del rublo, che incentiva le esportazioni di carburante.
Il presidente Vladimir Putin e i funzionari governativi hanno discusso mercoledì le misure per affrontare la crisi del carburante stabilizzando il mercato di riferimento agendo di concerto con le aziende di settore.
Alla domanda se si potranno applicare misure amministrative ai produttori russi per la carenza di carburante nel mercato interno, Peskov ha detto che non è necessario, ma che il "lavoro" con le aziende verrà portato avanti. Separatamente, il ministro russo dell'Energia Nikolai Shulginov ha dichiarato giovedì che il divieto sulle esportazioni di carburante rimarrà in vigore fino a quando il mercato interno non si sarà stabilizzato.
Fonte Reuters