Secondo l'organizzazione di ricerca International Crisis Group, più di 1,5 miliardi di dollari d'oro vengono contrabbandati dallo Zimbabwe ogni anno, privando l'economia a corto di liquidità di entrate cruciali in valuta estera.
A gestire le spedizioni del metallo giallo incriminato sono le piccole miniere artigianali della nazione dell’Africa meridionale, minuscole infrastrutture spesso afflitte dalle azioni di bande criminali politicizzate che non esitano a far ricorso alla violenza per tutelare i loro interessi.
Nello Zimbabwe la situazione, oltre che grave, è anche paradossale, in quanto è proprio una legge statale che induce i minatori ad intraprendere la strada dell’illegalità: tale legge costringe i minatori a vendere il loro oro ad una unità commerciale della banca centrale che paga la merce in dollari e, come se non bastasse, il rimanente 30% viene corrisposto in valuta locale che non solo è priva di valore al di fuori della nazione, ma che viene anche pagata con un tasso ufficiale nettamente al di sotto dei livelli presenti al mercato nero.

"Lo schema centralizzato di acquisto di oro dello Zimbabwe non conferisce il giusto compenso ai produttori, una pratica che incoraggia il contrabbando ed erode i profitti delle miniere industriali, portando le società a chiudere le miniere che, una volta inattive, diventano obiettivi di intrusione da parte di minatori artigianali” (dichiarazione rilasciata dai tecnici di International Crisis Group, autori dell’analisi oggetto di questo articolo).
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