L’oro si appresta a concludere il mese di settembre con un ribasso di quasi 90 dollari per oncia ed alcuni analisti avvertono che una discesa sotto i 1700 dollari per oncia potrebbe condurre ad un vero e proprio sell off.
Secondo gli analisti, la forza del dollaro USA e l’aumento dei rendimenti dei Treasury sono due elementi che esercitano una forte pressione sull’oro in un momento di mercato contraddistinto da timori inflazionistici e da un sentimento risk off da parte degli investitori.
L’oro ha terminato la sessione di ieri a ridosso dei 1725 dollari per oncia in calo dello 0,7% a fronte di un dollar index in aumento dello 0,6% a 94,36 punti e di un rendimento dei Treasury anch’esso in crescita all’1,54%.

Grafico Oro by Tradingview
"I rendimenti e il dollaro sono la parte principale. Esiste una correlazione inversa tra rendimenti più elevati e metalli. Quando i rendimenti aumentano, i metalli scendono e il dollaro sale - spiega Daniel Pavilonis, broker senior specializzato in materie prime presso RJO Futures - e l’oro dipende da questo”; Pavilonis continua asserendo che una discesa al di sotto dei 1673 dollari per oncia potrebbe indurre un sell off a 1550 dollari.
Nicky Shiels, responsabile strategia del settore metalli presso MKS PAMP GROUP, afferma che, considerando il balzo del dollaro USA, l’oro sta reggendo bene ed ha sottolineato come, dopo che la Fed ha segnalato che il tapering potrebbe iniziare a novembre e terminare entro la metà del prossimo anno, l’avversione al rischio nel breve termine ha giocato a favore del dollaro e non dell’oro, ed un significativo rialzo del dollaro USA potrebbe portare a nuove vendite nel mercato dell’oro.
Secondo Edward Moya, analista di mercato presso OANDA, l’aumento dei rendimenti dei Treasury a ridosso dell’1,6% pone l’oro su una lastra di ghiaccio molto sottile: “Il livello di 1.700 dollari sembra imminente per i lingotti, con molti trader che guardano ai minimi di marzo superiori ai 1670 dollari come ad un livello critico. Il ripristino delle aspettative di inflazione non ha favorito affatto i prezzi dell’oro ma, al contrario, è stato il driver principale per i rendimenti dei Treasury. Se l'oro può mostrare segni di stabilizzazione, gli investitori a lungo termine torneranno e scommetteranno sulla ripresa economica globale del 2022 che alla fine porterà a un dollaro più debole”.