Il mercato dell’oro sta lottando per mantenere il supporto a 2.000 dollari l’oncia, livello più basso in due mesi, tuttavia, un analista ha affermato che il mercato dell’oro potrebbe ancora vedere prezzi significativamente più alti quest’anno poiché la Federal Reserve è costretta a tagliare i tassi anche se non riesce a tenere sotto controllo l’inflazione.
I prezzi dell’oro sono stati attinti da una significativa pressione in vendita, nei giorni passati, dopo che l’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti ha mostrato un aumento dell’inflazione core annuale del 3,9% nel mese di gennaio a fronte del 3,7% atteso dagli analisti.
L’inflazione persistentemente persistente sta costringendo i mercati a respingere le aspettative di un allentamento aggressivo della politica monetaria da parte della Federal Reserve e se i mercati s attendevano un taglio dei tassi già nel mese di marzo, ora si prevede che la possibilità di una riduzione a maggio sia pari solamente al 35% ed alche il mercato del lavoro si mostra sostanzialmente solido, allontanando il timore di una recessione.
Anche in un contesto simile, tuttavia, non manca chi indica all’orizzonte un significativo aumento dei prezzi dell’oro e questo è il caso di Chantelle Schieven, responsabile della ricerca presso Capitalight Research, che spiega come gli USA non siano ancora immuni da una eventuale recessione con il prolungarsi del controllo serrato sull’economia da parte della Fed che rende ancor maggiore questa minaccia.
Schieven ha affermato che è solo questione di tempo prima che la Federal Reserve abbandoni il suo obiettivo di inflazione e tagli i tassi per sostenere l’economia e questo intervento sosterrà le quotazioni del lingotto spingendo le stesse ad un picco di 2400 dollari per oncia nel corso del 2024 con una media a 2170 dollari: “Quando ti guardi intorno e vedi tutto ciò che sta accadendo nell’economia globale, vedi tutti i rischi del mercato e l’incertezza geopolitica; le nostre previsioni non sembrano eccessivamente rialziste - spiega Schieven - poiché c’è abbastanza incertezza e rischio nell’economia da consentire agli investitori di costruire una forte posizione difensiva nei loro portafogli”.
Schieven ha spiegato che i mercati in generale sono ancora deboli, ragion per cui non saranno necessari eventi di grande portata per ravvivare l’interesse degli investitori verso l’oro, soprattutto se si guarda alle recenti dinamiche di prezzo del lingotto che, anche in corrispondenza di mercati azionari in crescita, ha registrato fortissimi aumenti. Sempre Schieven afferma che il supporto in arrivo dalle banche centrali dovrebbe estendersi anche al 2024: “La tendenza alla globalizzazione continua a indebolirsi mentre il divario tra Est e Ovest si allarga. Ciò sta costringendo le banche centrali a diversificare dal dollaro USA all’oro: non abbiamo visto un picco nella domanda delle banche centrali e, se la Cina vuole competere con l’Occidente, una partecipazione del 4% in oro non è sufficiente”.
Anche se la domanda delle banche centrali continuerà a sostenere l’oro, Schieven ha affermato di aspettarsi che una rinnovata domanda di investimenti innescherà il previsto rally e, sebbene l’attività economica sia stata più forte del previsto, Schieven ha affermato di vedere ancora il potenziale per una recessione entro la fine dell’anno.
Sempre Schieven ha osservato che il debito delle carte di credito a livelli record è uno dei maggiori rischi per l’economia in questo momento, con la possibile perdita di posti di lavoro che potrebbe innescare default significativi, aggiungendosi alla crisi del credito trainata dal settore immobiliare commerciale: “Lo abbiamo già visto: quando l’economia inizia a crollare, può cadere in recessione abbastanza rapidamente - ha affermato - ed il livello record di debito che si è accumulato nel corso degli anni significa che potremmo assistere anche a un altro importante evento creditizio”. Con la spada di Damocle indotta dal debito che incombe sull’economia, soprattutto in un anno elettorale, Schieven ha affermato che la Fed sarà pronta ad allentare i tassi di interesse man mano che l’economia inizia a indebolirsi ed è improbabile che sia in grado di portare l’inflazione al suo obiettivo del 2% prima di essere costretta a tagliare i tassi di interesse, il che significa che i tassi reali saranno molto più bassi, fornendo qualche incentivo al mercato dell’oro (Schieven ha aggiunto che non vede l’inflazione tornare al picco del 2022; tuttavia, ha affermato che potrebbe continuare a oscillare tra il 4%, il 3% o il 2,5%).
Schieven conclude la sua analisi affermando di vedere un’inflazione persistentemente abbastanza elevata da costringere la Federal Reserve ad adeguare il suo obiettivo di inflazione, il che rappresenterebbe un punto di svolta per la domanda di investimenti in oro: “La Fed è stata abbastanza chiara sul fatto che non modificherà il suo obiettivo, ma li abbiamo già visti smentire affermazioni come questa, lo abbiamo visto molte volte in passato, la Fed mantiene la sua posizione finché non smette di farlo”.
Fonte KitcoNews