Dopo aver aggiornato, nella sessione di mercoledì 17 luglio 2024, i massimi storici, toccando quota 2488 dollari per oncia, l’oro ha chiuso l’ottava in forte calo sotto il peso delle prese di profitto da parte degli investitori e di un dollaro in fase di rafforzamento; l’impennata delle quotazioni del lingotto nella prima metà della passata settimana è avvenuta grazie alle attese in merito ad un possibile taglio dei tassi di interesse da parte della Fed nel mese di settembre.
L’oro ha terminato gli scambi della passata ottava passando di mano a 2.399 dollari per oncia.

Il dollaro USA è cresciuto di circa lo 0,2% rispetto alle valute concorrenti ed anche il rendimento dei Treasury a 10 anni si presenta in crescita, due elementi che mettono sotto pressione il lingotto.
Oltre alle prese di profitto, il mercato è in ribasso a causa della costante narrazione a proposito di un soft landing dell’economia USA: un contesto di questo tipo mantiene alta la pressione sul metallo giallo in quanto è molto probabile che gli investitori sfruttino questa occasione per spostare i loro flussi di capitale da asset sicuri ad altri maggiormente rischiosi.
Secondo il FedWatch Tool del CME, i mercati prevedono ora una probabilità del 98% di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve statunitense a settembre.
Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha affermato all’inizio di questa settimana che i recenti dati sull’inflazione rendono fiduciosi in merito ad un ritorno dell’aumento dei prezzi ad un livello sostenibile.
Dal punto di vista fisico, la domanda asiatica di oro è stata fiacca questa settimana, riflettendo la riluttanza dei clienti a fare nuovi acquisti nonostante i forti sconti, che sono stati invece visti capitalizzare sui prezzi record dei lingotti.
Fonte Reuters