Nel mese di febbraio, per il secondo mese consecutivo, le banche centrali si sono mostrate nella veste di venditori netti di oro: questo è quanto affermano i tecnici del WGC (World Gold Council) in un recente report dove si evidenzia la fuoriuscita di 6 tonnellate di oro dalle riserve ufficiali su base globale, riserve che, nonostante il calo, rimangono ai livelli più elevati dal 1990 ad un totale di oltre 35600 tonnellate.
Gli analisti del WGC hanno sottolineato che l’Uzbekistan, con la vendita di 22 tonnellate di oro, si presenta come il maggior venditore tra le realtà prese in considerazione nella redazione del report: le riserve del Paese, ora, si attestano a 339 tonnellate, livello più basso dal mese di dicembre 2020 con un peso pari al 59% delle riserve totali.

Tra gli altri venditori troviamo il Kazakistan (5 tonnellate a febbraio e 17 a gennaio), il Qatar (6 tonnellate) ed a seguire Germania e Mongolia (1 tonnellata).
Il rapporto afferma che la Turchia ha dominato il mercato dal lato degli acquisti con un incremento di 25 tonnellate di oro nel mese di febbraio che porta a 35 tonnellate il volume di metallo acquisito nel 2022 (27% delle riserve totali); acquisti anche da parte dell’india (2,6 tonnellate) ed Irlanda (1 tonnellata).
Sebbene le banche centrali siano state venditori netti di oro nei primi due mesi del 2022, gli analisti del WGC hanno affermato che si aspettano che le banche centrali alla fine siano acquirenti netti di oro.
Secondo molti economisti e analisti di mercato, c'è un nuovo focus sulle riserve delle banche centrali in quanto il conflitto tra Russia ed Ucraina ha creato una significativa incertezza geopolitica, che ha portato alcune nazioni a mettere in dubbio il ruolo del dollaro USA come valuta di riserva mondiale.
Fonte KitcoNews