Il Qatar, il più grande esportatore mondiale di gas naturale liquefatto (GNL), sta producendo alla massima capacità disponibile, ma le autorità locali affermano che prezzi elevati come quelli attuali rappresentano un problema.
La dichiarazione è stata resa dal ministro dell'Energia Saad Al-Kaab e giunge a mercato proprio nel bel mezzo di una crisi che pare ben lungi dal terminare con prezzi alle stelle in presenza di una domanda che l’offerta fatica a soddisfare: lo stesso Qatar, infatti, pur avendo investito somme ingenti per aumentare la capacità produttiva, difficilmente potrà incrementare ulteriormente la produzione nel breve periodo. “Siamo al massimo - afferma il ministro - … stiamo producendo tutto quello che possiamo”.
Lo stato del Golfo Persico ha i costi di produzione più bassi del mondo grazie all'abbondanza di gas di facile estrazione, la maggior parte del quale contenuto nel gigantesco North Field che si estende fino all’Iran: il giacimento è attualmente in fase di ulteriore espansione e la nazione mira ad aumentarne la produzione del 50% entro il 2027, un progetto da quasi 30 miliardi di dollari.
La crisi energetica globale è peggiorata mentre l'emisfero settentrionale entra nella stagione del riscaldamento invernale. I flussi di gas dalla Russia e dalla Norvegia sono stati limitati, mentre la bassa produzione di energia tramite l’eolico ha indotto un incremento della richiesta di gas le cui scorte, in Europa, sono al livello più basso dell’ultimo decennio in presenza di prezzi quadruplicati dall’inizio dell’anno ad oggi.

“Non sono affatto contento di questi prezzi - spiega il ministro - se i clienti non sono soddisfatti non compreranno”.
Le rassicurazioni in arrivo dalla Russia in merito ad una fornitura aggiuntiva hanno contribuito a ridurre i prezzi, negli ultimi giorni, ma l’arrivo della stagione fredda e le scorte contenute continuano a proporsi come un elemento di preoccupazione e gli USA, dove i prezzi del gas sono aumentati in misura decisamente minore rispetto a quanto accaduto altrove, potrebbero essere presto sotto pressione.
Al-Kaabi ha escluso vendite di asset energetici simili a quelle in Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. I due paesi hanno raccolto miliardi di dollari cedendo partecipazioni in oleodotti e proprietà di proprietà delle loro compagnie petrolifere statali.
Fonte Bloomberg