L’Opec come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi a rischio di morte, o forse la sua morte è già stata sancita con l’affermazione di OpecPlus. Ne parliamo con Michele Marsiglia, Presidente di FederPetroli
Lo scorso 2 luglio, i delegati dell’Opec, nel contesto del loro periodico meeting di Vienna, hanno firmato una Dichiarazione di Cooperazione con altri 11 grandi produttori, tra cui la Russia. Si tratta della formalizzazione di quello che è stato definito OpecPlus, 24 Paesi produttori di petrolio che rappresentano quasi la metà della produzione globale di greggio.
La firma del documento -considerato da OPEC «una pietra miliare senza precedenti nella storia dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio», un ‘matrimonio destinato a durare per l’eternità’, secondo il Segretario generale OPEC, Mohammad Barkindo- è stata preceduta da scontri anche violenti all’interno dell’organizzazione, gravi fratture nel contesto del cartello in preparazione alla riunione di questa settimana. Il pretesto è stata la proroga per nove mesi dei limiti di produzione concordati a dicembre -poi approvata con l’esenzione dai tagli alla produzione di Libia, Iran e Venezuela-, ma alla base vi è una crisi profonda dell’organizzazione.

Il Ministro iraniano del Petrolio, Bijan Namdar Zanganeh, alla vigilia dell’incontro, aveva denunciato il carattere unilaterale dell’accordo tra Russia e Arabia Saudita sui tetti alla produzione di greggio, annunciata domenica scorsa dal Presidente russo, Vladimir Putin, a margine del G20, Russia e Arabia Saudita, rispettivamente leader dei Paesi non Opec e Opec, avevano raggiunto tale accordo, Zanganeh aveva lamentato non essere questa «una decisione presa in sede Opec».
Ma Zanganeh era andato ben oltre, denunciando che «l’Opec rischia di morire», di non esistere più, se continua l’unilateralismo e l’imposizione di decisioni prese al di fuori del gruppo. «La principale difficoltà e pericolo che l’Opec si trova ora ad affrontare è l’unilateralismo. Se l’Opec vuole rimanere in vita dovrebbe decidere all’interno dell’Opec e non ricevere istruzioni dall’esterno. Non siamo qui solo per suggellare una decisione presa all’esterno», aveva dichiarato Zanganeh, non da ora contrario all’OpecPlus.
Serve ‘unità’ tra i Paesi Opec, ha sottolineato Zanganeh, «senza unità tra i Paesi Opec è inutile pensare a una cooperazione tra i Paesi Opec e non-Opec». Toni forti che poi nel corso del vertice sono sfumati, e l’Iran ha firmato come tutti gli altri membri OPEC il Documento di cooperazione con i non-OPEC. «L’Iran è favorevole alla cooperazione con i Paesi non-Opec, ma fin quando alcuni membri dell’Organizzazione continueranno a creare tensioni con altri Paesi, come l’Iran, non avrebbe senso un’intesa tra Paesi Opec e non-Opec».
Secondo ‘Bloomberg’ -che fornisce una dettagliata ricostruzione dell’incontro di Vienna-, per l’Arabia Saudita, OpecPlus «fornisce una copertura contro le future turbolenze del mercato petrolifero», mentre per la Russia è un aiuto«ad espandere l’influenza di Putin in Medio Oriente», il che, si sottolinea, è un duro colpo per gli Stati Uniti, l’ipotesi, infatti, è che la Russia possa usare la diplomazia del petrolio per soppiantare gli Stati Uniti in Medio Oriente, tirando le fila della nuova organizzazione. La stessa nascita di OpecPlus, secondo alcuni osservatori, dimostrerebbe che se l’Opec non è morto certo non sta bene, sarebbe l’evidenza della debolezza dell’organizzazione e dei suoi membri, considerato che la gestione dell’offerta è diventato qualcosa sulla quale si concentrano solo gli attori della penisola arabica, la deferenza verso Mosca dimostrrerebbe le intrinseche debolezze dei Paesi Opec, ovvero la dipendenza dal petrolio in un mercato petrolifero che è diventato più competitivo, specialmente perché le scorte di shale americane stanno aumentando.
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