L’impennata dei prezzi delle materie prime rischia di innescare un’inflazione capace di rovinare quello che per molti mercati è stato il tipico scenario Goldilocks.
Il Bloomberg Commodity Index continua la sua scalata in uno scenario contraddistinto da piazze azionarie vittime di una notevole incertezza a causa della possibile influenza negativa dei prezzi delle materie prime in aumento sui margini aziendali, sulla domanda e sulle politiche monetarie. Ad essere maggiormente esposti, e quindi più a rischio, sono i titoli del settore tecnologico ed i mercati asiatici emergenti, mentre i titoli ciclici e gli asset dei paesi esportatori di energia sono visti dagli investitori come i probabili vincitori di questo scontro.
Alimentato da una crisi energetica e accompagnato da rendimenti obbligazionari in aumento, il rally delle materie prime ha anche portato lo spettro della stagflazione nel dibattito sulla possibile durata di questo periodo all’insegna dell’inflazione e questo ha condotto gli investitori a ripensare alla loro convinzione sulle scommesse sulla reflazione e a considerare come i vari asset risponderebbero a un ambiente di prezzi più alti e crescita stagnante.
"Un portafoglio di stagflazione dovrebbe essere sovraesposto alle materie prime a fronte di un’esposizione neutrale alle azioni e ad una bassa esposizione alle obbligazioni, mentre un portafoglio di inflazione dovrebbe essere sovraesposto a materie prime ed azioni ed essere aggressivamente sottoesposto alle obbligazioni” (dichiarazione rilasciata dagli analisti di JPMorgan Chase & Co.).

L’MSCI AC World Index (azioni su base globale) è sempre sceso, in questo mese, dopo aver registrato la sua peggiore performance dall'inizio del 2020 a settembre, mentre il rendimento di un indice Bloomberg che tiene traccia dei titoli di stato globali ha registrato una crescita dello 0,8%, 20 punti, in due mesi.
Piazze azionarie sotto pressione
Nella prima parte dell’anno gli investitori attivi nel mercato azionario non subivano la pressione dello spettro dell’inflazione, ma ora la situazione è diametralmente opposta, con l’aumento dei prezzi che potrebbe intaccare gli utili delle società e, di conseguenza, i profitti degli investitori. In prima linea sotto il fuoco dell’inflazione potremmo trovare i titoli del settore tecnologico e questo si rispecchia chiaramente nell’incertezza in cui è avvolto il Nasdaq 100 che stenta a recuperare terreno. All’opposto, secondo JPMorgan, troviamo i titoli titoli energetici e ciclici che, come quelli finanziari, sono ben posizionati per esibirsi in un contesto di inflazione più elevata. La stagflazione favorirebbe i settori difensivi come quelli di base, hanno aggiunto gli analisti.
Mercati emergenti
Nei mercati emergenti, gli investitori devono bilanciare il rischio inflazionistico per obbligazioni e valute con il vantaggio che molti paesi in via di sviluppo godono dall'aumento dei prezzi delle materie prime, in particolare gli esportatori di energia.
"Molti mercati emergenti, specialmente in America Latina e nell’area EMEA, sono esportatori netti di petrolio, quindi i prezzi dell'energia più alti li avvantaggeranno - ha affermato Brendan McKenna, strategist settore valute presso Wells Fargo - i paesi che saranno maggiormente colpiti sono in realtà i mercati emergenti asiatici. La maggior parte dei paesi emergenti dell'Asia sono importatori di petrolio e anche l'energia costituisce una parte importante del paniere dell’inflazione”.
Evitare l’oro
Mary Nicola, gestore presso PineBridge Investments, mostra di non avere alcuna fiducia nell’oro ed afferma che, nella situazione attuale, il metallo giallo non sarà in grado di trarre vantaggio dall’aumento dell’inflazione.

"L'oro fa meglio in un ambiente in cui si ha un aumento dell'offerta di moneta - spiega l’analista - se guardiamo da una prospettiva generale, non vediamo un superciclo nel settore delle materie prime, specialmente quando vediamo una crescita più lenta proveniente dalla Cina”.
Fonte Bloomberg