I traders di Goldman Sachs specializzati in materie prime hanno raddoppiato i ricavi, nel 2020, un altro segnale che evidenzia come Wall Street sia riuscita a massimizzare i profitti nonostante le oscillazioni del mercato siano diminuite.
L'attività di Goldman ha generato più di 2 miliardi di dollari di entrate per la sua migliore proiezione annuale in circa un decennio, un riscatto a dir poco necessario dopo anni trascorsi all’insegna di profitti talmente scarsi da mettere in dubbio il futuro dell’unità della banca dedicata alle materie prime.
Il risultato positivo è anche di buon auspicio per i rivali dell’istituto di credito soprattutto in vista dei report sugli utili che andranno a coprire uno degli ambienti di trading più redditizi nella storia delle banche (Jefferies Financial Group ha già rivelato un aumento del 67% dei ricavi netti per il suo anno fiscale terminato a novembre, aumentando le prospettive di performance simili altrove).
“L’anno passato, con una volatilità senza precedenti, siamo stati a fianco dei nostri clienti creando mercati e fornendo soluzioni di liquidità, finanziamento e gestione del rischio” (dichiarazione rilasciata dalla portavoce di Goldman Maeve DuVally).
Il denaro degli investimenti si sta riversando nelle materie prime dopo anni di stasi, e gli analisti di Goldman hanno esultato per gli afflussi, prevedendo un nuovo mercato rialzista delle materie prime in grado di competere con il boom guidato dalla Cina degli anni 2000 ed i picchi del prezzo del petrolio degli anni ’70.
La quota maggiore dei guadagni proveniva dal petrolio, che nel 2020 ha prodotto profitti stellari per i trader di Wall Street e non solo.
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