La domanda sempre più debole ed una capacità di stoccaggio decisamente esigua sono elementi che potrebbero spingere il Qatar - maggior esportatore mondiale di Liquified Natural Gas (LNG) - a prendere decisioni a dir poco drastiche: la nazione potrebbe frenare la produzione o, nel peggiore dei casi, innescare una guerra dei prezzi simile a quella che ha spinto i prezzi del petrolio in territorio negativo.
Il Qatar ha iniziato ad intervenire nel mese di febbraio, dirottando in Europa nord occidentale alcuni carichi di LNG destinati all’Asia, regione dove la presenza del coronavirus ha seriamente intaccato le operazioni commerciali: questa soluzione, tuttavia, ha restituito risultati accettabili solamente a breve termine, in quanto il virus, come ben sappiamo, si è diffuso a livello globale lasciando il Qatar alla ricerca di nuovi sbocchi per il suo LNG.
Lo stato del Golfo Persico guidato dall'emiro Sheikh Tamim bin Hamad Al Thani deve ora prendere una decisione: come affermato in apertura potrebbe ridurre la produzione, ma questo ridurrebbe le entrate statali e, inoltre, favorirebbe la concorrenza (in questo senso l’Australia potrebbe guadagnare quote di mercato sino a strappare al Qatar la corona di maggior esportatore mondiale di LNG).
In alternativa l’emirato potrebbe tagliare i prezzi, ma questo andrebbe a ridurre i margini di guadagno dell’intero settore, compresi i produttori a basso costo; un intervento di questo tipo, inoltre, potrebbe anche spingere i prezzi in territorio negativo, proprio come accadde nel mercato petrolifero statunitense nel mese passato.
La situazione commerciale europea ha da sempre reso il blocco UE una destinazione privilegiata, ma ora il crollo della domanda di gas rischia di generare una replica di quanto accadde con il petrolio a Cushing (Oklahoma) dove la capacità di stoccaggio ha rasentato la saturazione (già ora i siti di stoccaggio europei si stanno riempiendo rapidamente).

Le consegne di LNG del Qatar in Europa nord occidentale hanno registrato un picco nel mese di aprile, con ben quattro petroliere giunte nei terminal di importazione del Belgio, ma ora, spiegano gli analisti di Wood Mackenzie la domanda di prodotto è fortemente depressa ed inserita in un trend che potrebbe estendersi ai prossimi 12 - 18 mesi.
Attualmente le spedizioni di LNG in Europa sembrano rallentare, ed i dati in arrivo a mercato suggeriscono che il picco di aprile non verrà replicato a maggio (attualmente 17 vascelli da trasporto risultano inattivi al largo delle coste dell’emirato; le autorità preposte non hanno rilasciato commenti n merito alla questione).
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