Il neoeletto presidente USA ha dichiarato di voler migliorare i rapporti con Mosca ed ha eletto Rex Tillerson (ex CEO di ExxonMobil) a segretario di stato. Tillerson conosce bene le dinamiche russe e probabilmente ha un’esperienza maggiore, in questo settore, rispetto a qualsiasi altro dirigente statunitense: nel 2011 negoziò una joint venture da 500 miliardi di dollari con il colosso Rosneft.
Il potenziale presente per un nuovo periodo di relazioni costruttive tra Stati Uniti e Russia sarà, con tutte le probabilità, uno degli argomenti che “terranno banco” a Davos, dove la lista dei partecipanti è costituita - anche - dal gotha del settore petrolifero.
Molte cose sono cambiate da quando Yusufov ed il suo omologo a stelle e strisce Spencer Abraham si guardavano negli occhi seduti al tavolo delle trattative: nei prossimi dieci anni, secondo la Energy Information Administration, gli USA diverranno esportatori netti di energia, il Petrolio ed il Gas americani potranno competere con le forniture russe esercitando pressione sui prezzi, ma i prezzi bassi non sono graditi al Cremlino, che già ora deve fare i conti con le conseguenze di un prezzo del Petrolio troppo basso…
Un primo passo essenziale per migliorare i rapporti tra le due nazioni sarebbe quello di rivedere, da parte USA, le sanzioni comminate alla Russia dall’amministrazione Obama a seguito delle vicende ucraine ma, a questo punto, bisogna capire cosa ne avrebbero in cambio gli Stati Uniti, in quanto annullando le sanzioni gli States si priverebbero di una importante “leva” nei confronti di Mosca: questo è quanto dichiara Steven Pifer (vice assistente del segretario di stato presso il Bureau of European and Eurasian Affairs nel settore Russia ed Ucraina tra il 2001 ed il 2004), ma pronta arriva la replica di Tillerson che spiega come delle sanzioni mal progettate siano peggio di sanzioni inesistenti.
Gli argomenti sono molti ed altri funzionari ritengono che sarebbero da osservare anche le vicende in Siria, i presunti attacchi informatici e, più in generale, le ingerenze russe in Medio Oriente.
Si parla di Market Shares, e qui troviamo Richard Morningstar (direttore del Global Energy Center presso l’Atlantic Council, a Washington) che si chiede se effettivamente il riavvicinamento di Stati Uniti e Russia sia una priorità per il governo Trump, soprattutto alla luce del fatto che gli States desiderano incrementare le vendite di greggio ed a questo proposito bisognerebbe considerare le conseguenze di un “reset” dei rapporti con Mosca.
Più conciliante Yusunof, che sottolinea come una collaborazione tra Washington ed il Cremlino possa contribuire a stabilizzare un mercato del greggio attualmente molto volatile, con dei prezzi del barile che, se portati in un range compreso tra 60 ed 80 dollari per barile, potrebbero risultare favorevoli tanto al bilancio della Federazione Russa quanto ai frackers, che potrebbero tornare ad investire in nuovi progetti.
Fonte dichiarazioni degli interessati - Bloomberg
Fonte produzione USA - EIA
Fonte produzione Russia - Minenergo