Chiaramente la reazione dei prezzi ad un nuovo calo della domanda di greggio preoccupa anche i sauditi, ragion per cui pur di evitare possibili problemi in futuro il ministro saudita ha deciso di agire unilateralmente in accordo con il principe Mohammed bin Salman, leader de facto dell’Arabia Saudita.
Il costo dei tagli alla produzione volontari implementati dall’Arabia Saudita (1 milione di barili di produzione per i 59 giorni di febbraio e marzo) equivarrebbe a 3 miliardi di dollari, con un barile a 51 dollari, ma vi sono anche altri fattori da tenere in considerazione, uno su tutti il risparmio sui costi di produzione (circa 177 milioni di dollari) ed il ridursi, per motivi stagionali, del consumo interno, che consentirebbe di ridurre le esportazioni non di un milione di barili al giorno, ma di 860000 barili al giorno (ancor meno se si dovesse attingere ai siti di stoccaggio).

E poi l’impatto maggiore, quello sui prezzi, con il Brent che è arrivato a lambire i 54 dollari per barili arrecando indubbio profitto al contesto complessivo: quanto appena affermato non è sufficiente per coprire l’impatto totale dell’operazione, ma di sicuro rappresenta un passo avanti…
Tra agosto ed ottobre 2020 l’Arabia Saudita ha esportato 7,17 milioni di barili giornalieri di greggio e raffinati: 59 giorni a questi volumi si tradurrebbero in un controvalore di 21,6 miliardi di dollari con un Brent a 51 dollari per barile; il taglio alla produzione ridurrebbe tale flusso a 6,29 milioni di barili giornalieri con un controvalore di 18,9 miliardi di dollari, ma questo con un greggio a 51 dollari, perché se si parla di un barile a 54 dollari, allora tale cifra si innalza a 20 miliardi di dollari!

Forse non tutti sanno che l’Arabia Saudita dispone di una sorta di assicurazione sulle entrate derivanti dal greggio che vanta un premio di 3 miliardi di dollari, ma in queste condizioni tale premio scende ad 1,47 miliardi di dollari e aggiungendo il risparmio sui costi di produzione si scende ulteriormente ad 1,29 miliardi di dollari, mentre ogni dollaro in più che varrà il barile consentirà al Regno di risparmiare ulteriori 372 milioni di dollari.
Di sicuro la protezione contro un ulteriore crollo della domanda non sarà gratis, ma sarà molto più economica di quanto suggerito dai dati iniziali e poi… la tranquillità non ha prezzo…!
Fonte Bloomberg