In prima battuta si parlava di una situazione che avrebbe trovato una soluzione nel giro di due o tre giorni, ma ora sembra improbabile poter assistere a miglioramenti sensibili prima della prossima settimana anche se molti analisti parlano di tempistiche decisamente più elevate e questo indica che sempre più barili abbandoneranno il mercato: a questo proposito Citigroup indica una perdita di 16 milioni di barili fino a marzo, ma ora tale volume è atteso in forte crescita a causa del blocco totale di intere aree produttive nel Permian Basin, il cuore della produzione di shale oil degli Stati Uniti.
Come risposta a questo contesto abbiamo un aumento delle quotazioni del petrolio dovuto alla corsa dei commercianti per accaparrarsi forniture alternative a quelle statunitensi e poichè le forniture europee sono divenute più costose, gli acquirenti asiatici hanno acquisito petrolio dal Medio Oriente a prezzi più elevati; i prezzi dei futures si attestano ai livelli più elevati in oltre un anno, ma le attese sono per un ulteriore incremento in quanto si palesa una intensa perdita di capacità di raffinazione.
Nel mentre la OPEC+ deve ancora decidere la strategia di mercato per aprile, ma gli ingenti tagli alla produzione praticati sino ad ora lasciano ai produttori del gruppo misto una ampia capacità inutilizzata proprio mentre il mercato chiede a gran voce barili extra.
Fonte Bloomberg